Consolidamento dei pendii: il ruolo della vegetazione

Nel controllo dell’erosione, alberi e arbusti giocano un ruolo fondamentale. La scelta della specie incide sul risultato atteso
Un modo per risolvere le controversie circa l’effetto della vegetazione, soprattutto legnosa, sull’idrologia e la stabilità dei pendii, sarebbe quello di tagliare tutti gli alberi e vedere cosa succede. Seppur la letteratura al riguardo non sia molto vasta, a causa della intrinseca difficoltà in questo tipo di sperimentazione, quello che emerge dalla grande maggioranza degli articoli pubblicati su riviste internazionali di prestigio è che l’estesa rimozione degli alberi e della vegetazione arbustiva sui pendii naturali e sulle scarpate delle strade, ma anche dei corsi d’acqua, porta spesso a un aumento degli smottamenti.
 
In alcuni casi vi può essere un beneficio a breve termine a seguito della rimozione della vegetazione risultante da una diminuzione forze di taglio trasmesse al pendio dal vento. L'effetto negativo del vento dipende, infatti, da fattori quali le dimensioni e l'altezza della chioma, la densità della vegetazione, e la direzione del vento.
A lungo termine, tuttavia, il taglio della vegetazione sulle aree in pendenza porta a una graduale diminuzione della stabilità della massa per effetto del decadimento delle radici che in precedenza contribuivano alla stabilità dei versanti. La rimozione degli alberi determina, inoltre, la perdita della capacità di intercettazione delle piogge intense (riducendone la velocità di impatto sul suolo e contribuendo in maniera sostanziale a limitare i fenomeni di “splashing” e di erosione superficiale) e di evapotraspirazione, causando la diminuzione della tenuta dei pendii, che risultano più umidi.
 
Dal punto di vista del suolo la vegetazione, garantendo un’azione di “retinazione” nei terreni declivi, svolge un ruolo di primaria importanza nel consolidamento dei declivi e nel controllo dell’erosione superficiale. Gli apparati radicali di alberi e arbusti imbrigliano, infatti, le particelle terrose, contribuendo alla formazione di un orizzonte ben strutturato e meccanicamente stabile. L’acqua viene indirizzata verso gli strati più profondi, limitando i fenomeni di ruscellamento superficiale e preservando la riserva idrica.
 
Quello che emerge dagli studi condotti è che lo sviluppo dell'apparato radicale è, in generale, influenzato da fattori genetici e ambientali, ad esempio il suo contenuto di lignina e cellulosa, la tessitura e la struttura del suolo, la temperatura e la disponibilità di acqua, le stagioni e l'altitudine. Di conseguenza, l’impatto sul consolidamento del terreno è piuttosto variabile.
Come detto, però, in letteratura sono pochi i lavori che hanno valutato l’efficacia di arbusti e alberi per il rinverdimento delle scarpate. Questo tipo di informazione sarebbe necessaria ogniqualvolta si interviene su pendii e, soprattutto, nella progettazione delle strutture viarie, anche nell’ottica di massimizzare la loro sicurezza.
 
Alcuni studi hanno valutato vari modelli per il calcolo del contributo delle radici alla tenuta dei versanti, espressa come aumento di coesione del suolo. Emerge che diversi fattori influenzano le prove di resistenze alla trazione: specie, stagione, età delle piante e dell’apparato radicale, la compattazione del suolo, la deformazione delle radici, l’umidità del terreno e delle radici, nonché le metodologie utilizzate sia in campo sia in laboratorio, tipo e dimensione delle attrezzature, ecc.
Dal punto di vista della scelta delle specie, un interessante lavoro è stato condotto qualche anno fa presso la Fondazione Minoprio dove sono stati confrontati 25 taxa diversi di arbusti cercando di privilegiare quelle di cui sono note la buona capacità di copertura del terreno, la discreta rusticità e la tolleranza agli stress biotici e abiotici. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista ACER (2, 2010), presentati in convegni internazionali e, in maniera completa, sui Quaderni della ricerca della Regione Lombardia (Specie arbustive ornamentali per il rinverdimento delle scarpate n. 112 - maggio 2010).
 
Sulle 25 specie sono stati effettuati rilievi per valutare la presenza di malattie o parassiti, la fenologia, la capacità di copertura del suolo, lo sviluppo in altezza e di biomassa aerea. La scelta si è basata sugli aspetti più apprezzabili in ambiente cittadino: resistenza alle malattie, limitato sviluppo verticale, rapida copertura del suolo, fioritura (presenza, intensità e persistenza), portamento e resistenza a eventuali danni da neve. Per ogni specie è stato stimato il costo di utilizzo a m2 e le voci di costo prese in considerazione sono state le seguenti: materiale vegetale, posa del telo e messa a dimora delle piante, interventi di diserbo chimico, scerbatura manuale delle infestanti. La copertura e l’altezza delle piante al termine della seconda stagione vegetativa e la biomassa al termine della sperimentazione hanno infine permesso il calcolo di un indice di sviluppo degli arbusti in prova.
 
Sono emerse differenze sostanziali fra le varie specie riguardo ai parametri misurati. Diversi sono stati gli arbusti in prova che hanno presentato caratteristiche interessanti, come ad esempio bassi costi di gestione, resistenza alle malattie, elevata competitività nei confronti delle malerbe (limitando di conseguenza la necessità di manodopera) e uno sviluppo dell’apparato radicale adatto al consolidamento dei pendii. Tra queste si possono annoverare: Deutzia x hybrida ‘Strawberry Fields’, Deutzia crenata ‘Pride of Rochester’, Forsythia x intermedia ‘Lynwood’, Philadelphus x virginalis ‘Minnesota Snowfl ake’, Physocarpus opulifolius ‘Diabolo’ e Salix purpurea ‘Nana’. Abelia x grandiflora, Hypericum ‘Hidcote’, Potentilla fruticosa ‘Goldfinger’ e Spiraea japonica ‘Anthony Waterer’ oltre a dette caratteristiche hanno inoltre evidenziato una bella ed intensa fioritura, che ha interessato una parte importante del periodo estivo.