L’importanza della ricerca sugli organismi geneticamente modificati

Indagare l’impatto globale degli ogm sull’ambiente per riuscire a comprenderne potenzialità e criticità. Necessario affidarsi alla scienza per esprimere un giudizio definitivo
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Gli organismi geneticamente modificati, comprese le piante, sono soggetti ad una attenta valutazione del rischio ambientale (ERA) prima di essere autorizzati per uso commerciale nell'UE. Un aspetto importante di questa valutazione è il potenziale impatto della pianta sugli organismi non bersaglio (NTO), in particolare per le specie presenti nelle aree in cui vengono coltivate colture GM.

I terreni agricoli possono presentare alti livelli di biodiversità, con molte specie che entrano in contatto frequente con le piante, come gli insetti fitofagi e i loro predatori. Pertanto è necessario valutare attentamente l’impatto delle piante GM su questi organismi non target.
Le linee guida dell'UE richiedono la valutazione del rischio della pianta e delle sostanze che produce, oltre al gene o al tratto specifico alterato. Questa precauzione è dovuta al potenziale di alterazione genetica, che può modificare alcuni aspetti dei metaboliti o della biologia della pianta, come la sua composizione e la sua struttura (ad esempio nel contenuto di lignina, alterazione della pelosità ecc.), che a sua volta possono influenzare le interazioni ecologiche e quindi danneggiare organismi non target. Negli studi in planta vengono esposti detti organismi (ad esempio insetti) alla presenza della pianta in esame e ne viene identificato ogni possibile impatto. Queste recente ricerca ha fatto un confronto utilizzando la letteratura scientifica disponibile sull’argomento per valutare l'impatto ambientale delle piante GM.

Negli studi in planta vengono esaminati sia gli effetti intenzionali che non intenzionali delle modificazioni genetiche delle piante. Ad esempio, le modifiche intenzionali possono includere la produzione di colture con proteine derivate da batteri per agire contro gli insetti nocivi. I ricercatori suggeriscono che una valutazione del rischio deve considerare la struttura dei geni utilizzati, la loro azione sugli insetti, la possibile interazione con altre sostanze vegetali, l’influenza sui diversi gruppi di specie che abitano quell’ecosistema.
I ricercatori sottolineano i limiti dei test di laboratorio, che non replicano i cambiamenti nella composizione del suolo durante la stagione di crescita. Le relazioni multitrofiche tra piante, microrganismi del suolo, lombrichi, artropodi e parassiti nel terreno possono essere influenzate dai cambiamenti nella struttura o nella composizione delle piante nel corso della stagione di crescita e comportano cambiamenti nell'equilibrio dell'ecosistema; pertanto le informazioni su come queste associazioni possono essere interessate dalle modificazioni genetiche costituiscono una parte fondamentale della valutazione di queste piante. I ricercatori sottolineano come spesso gli studi in vitro non hanno mostrano effetti sui nematodi, micro-artropodi, lombrichi e lumache, al contrario di quanto avviene negli studi in planta sulle stesse specie.
Quest’ultima tipologia di ricerca può anche essere utilizzata per valutare effetti indesiderati sugli organismi non target a diversi livelli della catena alimentare, come le specie di fitofagi che si nutrono della pianta GM o come le specie predatrici. La modificazione genetica può alterare i livelli delle sostanze chimiche prodotte come meccanismi di difesa delle piante, visto che la maggior parte dello sviluppo delle colture GM si concentra sul miglioramento delle rese. Questo può generare conseguenze indirette sulle popolazioni che abitano quel dato ambiente. Tali situazioni sono spesso di difficile verifica negli esperimenti di laboratorio.

I ricercatori affermano a conclusione che che l'impatto ambientale deve essere considerato caso per caso. Le valutazioni devono tenere necessariamente conto delle diverse condizioni di vita reale per capire come i fattori quali il tempo di esposizione e la fase di crescita siano capaci di evidenziare un effetto sugli organismi non target. L'ulteriore vantaggio degli studi in planta è che possono fornire informazioni su come le colture OGM reagiscono alla variabilità ambientale, fornendo dati utili per la gestione del rischio e per garantire la sostenibilità futura di tali colture.