L'uso delle micorrize nel vivaismo e nel verde urbano

Secondo la letteratura di settore internazionale, le piante devono essere considerate i più validi alleati nella lotta ai cambiamenti climatici.

Gli alberi possono assimilare notevoli quantità di carbonio atmosferico (fino a 93 kg per pianta per anno, per esemplari di grandi dimensioni e in buono stato di salute, secondo Konijnendijk, 2007) e fissare inquinanti quali ozono, diossidi di zolfo. Va inoltre considerato che gli alberi in ambiente urbano risultano da 3 a 5 volte più efficaci rispetto a quelli in ambiente forestale perché, oltre al beneficio diretto dell’assimilazione dell’anidride carbonica atmosferica, migliorano il microclima consentendo risparmi energetici significativi per il condizionamento e riscaldamento delle abitazioni. Tuttavia, l’assimilazione del carbonio atmosferico mediante la fotosintesi è un processo strettamente legato allo stato di salute dell’albero: alberi stressati, per esempio dalla siccità, tendono a ridurre la conduttanza stomatica e la fotosintesi.

Stress, calo dei benefici e micorrize. In condizioni stressanti i benefici diretti e indiretti possono essere ridotti anche del 90% (Konijnendijk, 2007). Sulla base di questa considerazione si capisce l’importanza dell’adozione di accorgimenti e tecniche colturali volte a mantenere le piante nel miglior stato fisiologico e sanitario possibile. Fra questi è da considerare la simbiosi micorrizica. Le micorrize, ovvero la simbiosi mutualistica tra una specie vegetale e una o più specie fungine, in cambio di una parte dei carboidrati prodotti dalla fotosintesi, aumentano la superficie assorbente radicale, migliorano l’assorbimento minerale (in particolare P), la tolleranza allo stress idrico e ai patogeni (Kutscheidt, 2007). In ambiente rurale, è stata riscontrata la presenza di micorrize sul 95% delle piante e, in queste condizioni, sono i funghi micorrizici, e non direttamente le radici, i principali responsabili dell’assorbimento di acqua e minerali (Bago et al., 2000; Entry et al., 2002). Tuttavia, in ambiente urbano, con substrati disturbati e con limitata attività biologica, le micorrize sono assenti o estremamente ridotte, e ciò causa un riflesso negativo immediato sulle performances della pianta con gravi ripercussioni sulla sopravvivenza e sulla crescita sia dei giovani alberi appena messi a dimora, sia di alberi maturi che possono andare incontro a precoce senescenza e morte.

Preparati commerciali, non sempre funzionali. L’inoculo con funghi micorrizici (sia ecto che endomicorrizici) nella buca d’impianto per favorire la simbiosi potrebbe essere una valida metodologia per aiutare le piante a superare molti degli stress di origine antropica tipici dell’ambiente urbano (Entry et al., 2002). Tuttavia, alcune sperimentazioni effettuate con inoculi fungini commerciali, ovvero non specifici per una determinata specie vegetale o per determinate condizioni ambientali e pedologiche, non sempre hanno fornito risultati soddisfacenti (Downer, 2006).  Le cause di questo vanno ricercate nella scarsa capacità di questi preparati commerciali a crescere, moltiplicarsi e competere con i microrganismi di un suolo diverso da quello in cui si sono evoluti e adattati. Inoltre, bisogna considerare che, se alcuni ceppi fungini possono instaurare la simbiosi con molte specie vegetali, altri sono estremamente specifici. Inoltre, in alcuni preparati commerciali, possono verificarsi antagonismi tra le specie fungine miscelate e questi, generalmente, pregiudicano l’instaurarsi di una corretta simbiosi con gli apparati radicali.

Sperimentazioni confortanti. Recenti sperimentazioni, tuttora in atto (Ferrini e Fini, 2011; Fini et al., 2012), effettuate utilizzando inoculi specie-specifici e sito-specifici (selezionati, isolati sulle specie da re-inoculare e nei pedo-ambienti dove esse saranno riutilizzati, e riprodotti in un laboratorio specializzato) hanno prodotto risultati positivi su buona parte delle specie testate. L’approccio si è dimostrato in grado di migliorare lo stato di salute, di aumentare la fotosintesi e, per le piante in pieno campo, la crescita, soprattutto quando le piante inoculate hanno subito stress come trapianto e potatura radicale. Anche quando la biomassa non è aumentata in seguito all’inoculazione (es. piante in contenitore), l’inoculazione ha migliorato le performance fisiologiche e aumentato la tolleranza agli stress, cosa che favorisce l’affrancamento dopo la messa a dimora (sperimentazione ancora in corso). L’efficacia delle micorrize può anche variare in funzione della specie ospite: alcune (es. Celtis) rispondono all’inoculazione in modo molto rapido e i benefici sono presto evidenti, altre (es. Acer, Fraxinus) lo fanno in modo più lento e meno palese. I buoni risultati emersi insegnano come l’uso di micorrize autoctone specifiche sia un buon mezzo per migliorare la salute di alberi maturi e senescenti, e per produrre in vivaio piante più in grado di tollerare molti stress abiotici dell’ambiente urbano.