Phytophthora: una minaccia per il settore vivaistico internazionale

Il progetto "ID-PHYT" e la produzione di linee guida finalizzate alla gestione del patogeno: recenti analisi ne dimostrano la loro ampia diffusione nei vivai
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Il genere Phytophthora appartiene al phylum degli Oomycota (dal greco “oòn”, uovo e “mykes”, fungo). Si tratta di microrganismi eucarioti patogeni di piante erbacee e arboree con un vasto spettro di ospiti, oggetto di numerosi studi sia in patologia agraria che forestale. La riproduzione asessuata (mitosi) avviene tramite zoospore. Esse si formano all’interno di una struttura sacciforme chiamata sporangio, che a maturità si apre, rilasciandole nell’ambiente. Le zoospore sono bi-flagellate e mobili e sono in grado di spostarsi nel mezzo acquatico ed in presenza di umidità raggiunge più facilmente le parti della pianta da infettare.

Per questo motivo le specie appartenenti a Phytophthora sono una fonte di preoccupazione per i vivai: l’abbondante irrigazione spesso associata a temporanei ristagni di acqua provoca una rapida diffusione delle zoospore e della malattia.

I sintomi e la lotta. Questi patogeni causano nei vivai il fenomeno del cosiddetto damping-off (moria dei semenzali), oltre ad essere agenti di marciume del colletto e delle radici in piante adulte. Queste infezioni causano sintomi visibili a livello della chioma, come diradamento della stessa, microfillia e clorosi, avvizzimento generalizzato e morte della piantina. Questi però sono tutti sintomi aspecifici, spesso scambiati per normali stress abiotici. Alcune specie invece causano infezioni solo su foglie e fusto, provocando sintomi specifici: aree necrotiche sulla pagina fogliare superiore, cancri dei rametti e giovani getti.

I vivai combattono questi patogeni effettuando trattamenti chimici fungistatici, il cui effetto è solo curativo e non eradicane. Questo significa che nel momento in cui il trattamento viene sospeso, per esempio con la commercializzazione della piantina, il patogeno torna ad attivarsi, andando a provocare nuove infezioni.

La ricerca europea. Il progetto “ID-PHYT, early detection of Phytophthora in EU and third country nurseries and traded plants”, si colloca all’interno del network di ricerca EUPHRESCO (EUropean PHytosanitary RESeach COordination). È un progetto in cui sono coinvolti vari Paesi a livello nazionale ed ha lo scopo principale di produrre linee guida per la gestione dei patogeni delle piante appartenenti al genere Phytophthora, soprattutto per il settore vivaistico internazionale. Il partner scientifico italiano in questo progetto è l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del C.N.R., sezione di Sesto Fiorentino.

Le analisi in vivaio. Durante il mese di maggio 2021 sono stati effettuati dei campionamenti di acqua di irrigazione, acque reflue e piante infette in un vivaio dell’area pistoiese ed in un vivaio sperimentale dell’area di Firenze.

Per la diagnosi di Phytophthora è stata utilizzata la tecnica di isolamento del Baiting (dall’inglese “bait”, esca) e la successiva determinazione tassonomica delle colonie ottenute tramite analisi del DNA. Il principio di funzionamento del Baiting si basa sull’utilizzo di “esche naturali”, rappresentate da tessuti vegetali (nel nostro caso foglie di leccio ed edera), che risultano particolarmente attrattive per il patogeno.

I risultati. Il vivaio sperimentale non è risultato contaminato, al contrario del vivaio di produzione. Le aziende sono interessate dalla costante movimentazione di un notevole numero di piante. In queste condizioni esiste il rischio di un continuo ingresso di patogeni dell’esterno, con conseguente forte contaminazione del materiale prodotto e destinato alla commercializzazione.

I risultati hanno mostrato un’elevata variabilità tassonomica delle specie appartenenti al genere Phytophthora ed un numero sorprendentemente elevato di specie presenti nei campioni di acqua, per un totale di undici specie. Tra i campioni di acqua esaminati, le acque reflue del fosso di scolo sono risultate le più contaminate (sette specie), seguite dalle acque di percolazione dei vasi di piante sintomatiche (quattro specie) e dalle acque di pozzanghere presenti nel piazzale del vivaio (due specie), dimostrando la capillare presenza del patogeno nel vivaio.

Il sequenziamento del DNA degli isolati ottenuti nel vivaio commerciale ha permesso la determinazione tassonomica delle seguenti specie: P. cinnamomi, P. nicotianae, P. citrophtora, P. lacustris, P. pseudocryptogea, P. multivora, P. hydropatica, P. crassamura/megasperma, P. cactorum, P. cambivora, P. chlamydospora.

Phytophthora cinnamomi è la specie più frequentemente isolata nella presente ricerca. Questa specie (elencata dalla IUCN tra le cento specie più invasive e pericolose al mondo) causa ingenti danni in diversi ecosistemi terrestri: è, infatti, l’agente causale della moria dell’eucalipto in Australia, della quercia in Spagna e adesso è presente in misura sempre crescente nei nostri castagneti e in contesti ornamentali. In questo lavoro, oltre ad essere isolata su due ospiti diversi è anche stata ritrovata in due substrati, quali suolo di invasatura e acque di percolazione del vaso, dimostrando una presenza pervasiva nel vivaio.

Il progetto EUPHRESCO, coinvolgendo sia il mondo produttivo che quello della ricerca, permette che i risultati diagnostici siano subito disponibili, permettendo alle aziende un’ottimizzazione dell’analisi del rischio in tempo reale.

 

Nelle foto seguenti dettaglio della sintomatologia su Choisya ternata.