La grande resistenza di questi animali si conferma ancora una volta come fattore fondamentale del loro successo evolutivo
Le centrali nucleari vengono spesso presentate come un'opzione attraente per mitigare i cambiamenti climatici. Sfortunatamente possono succedere incidenti che provocano l'allontanamento a lungo termine dei residenti su una vasta area. È del 2011 la tragedia della centrale di Fukushima, verificatasi in una zona con una densità di popolazione più alta rispetto a quella di Chernobyl. All'esplosione ha fatto seguito l'evacuazione di circa 81.000 persone. Secondo le stime fatte dal governo nazionale del Giappone, ci vorranno più di 20 anni per permettere il decadimento naturale e consentire alle radiazioni di raggiungere livelli compatibili con il ritorno completo dei residenti. La decontaminazione e il ripristino ambientale della zona di evacuazione sono necessari al più presto in questi casi, e la direzione che tale riqualificazione deve prendere è oggetto di numerose osservazioni. Storicamente, la maggior parte della zona di evacuazione di Fukushima è stato sempre coperta da boschi e terreni agricoli gestiti secondo i canoni dell'agricoltura tradizionale. I residenti hanno beneficiato della biodiversità e dei servizi ecosistemici in modo sostenibile. In tali situazioni, questi fattori sono molto importanti nel garantire il successo della riqualificazione e devono essere adeguatamente monitorati e valutati.
È stato ipotizzato che non solo la radiazione, al centro di studi precedenti a Fukushima e Chernobyl, ma anche la cessazione dei disturbi causati da attività antropiche quali l'agricoltura, possono compromettere seriamente la biodiversità e i servizi ecosistemici nelle zone evacuate. Una meta-analisi dei terreni agrari suggerisce che la coltivazione ha spesso avuto un effetto negativo sulla biodiversità in Africa, Asia ed Europa, dove la storia dell'uso del suolo di origine antropica è relativamente lunga. In Giappone, l'agricoltura tradizionale ha formato paesaggi molto eterogenei; questi sono stati segnalati per sostenere alti livelli di biodiversità e servizi ecosistemici sostenibili.
Tra i componenti della biodiversità, alcuni gruppi tassonomici, come gli insetti, sono relativamente tolleranti all'esposizione alle radiazioni. Tali effetti sono probabilmente rari da riscontrare a livello di popolazione all'interno della zona di evacuazione di Fukushima. Un precedente studio che ha esaminato la zona nord-occidentale delle centrali nucleari 6 mesi dopo l'incidente, ha suggerito che la riduzione dell'abbondanza di insetti esposti alle radiazioni, era meno evidente rispetto ai dati ottenuti in seguito al disastro di Chernobyl. Tuttavia, gli studi in aree agricole hanno suggerito che gli insetti sono sensibili ai cambiamenti di uso del suolo e che questi effetti possono diventare più evidenti con il tempo. Considerando il fatto che gli insetti hanno un ruolo importante nelle funzioni ecosistemiche e servono come impollinatori, come parassiti e come prede per i livelli trofici superiori, è fondamentale monitorare efficacemente e valutare le loro popolazioni nella zona di evacuazione di Fukushima per guidare un efficace ripristino ambientale.
Un nuovo studio ha esaminato le differenze nell'abondanza di insetti all'interno e all'esterno della zona di evacuazione di Fukushima, tre anni dopo l'incidente nucleare. I dati di questa ricerca forniscono un valido contributo agli sforzi per monitorare e valutare la biodiversità e i servizi ecosistemici nelle zone di evacuazione allestite in seguito a catastrofi nucleari. In particolare, gli autori si sono concentrati sugli insetti volanti, compresi impollinatori importanti come gli Apidae, e sui parassiti clinicamente rilevanti, come le mosche e i sirfidi. Sono state coperte ampie aree ed esaminati gruppi tassonomici che non erano stati precedentemente studiati in questa regione, ma che sono comunque importanti per la fornitura di servizi ecosistemici.
Attraverso il campionamento all'interno e all'esterno della zona di evacuazione di Fukushima all'inizio dell'estate, è stato scoperto che il numero di individui di Xylocopa appendiculata è notevolmente più basso all'interno della zona di evacuazione, situazione che non si verifica negli altri insetti campionati. Più in dettaglio, è stato individuato un totale di 48.081 insetti e ragni in 47 punti. La maggior parte Imenotteri e Ditteri (rispettivamente 16.583 e 20.082). In totale, 46 gruppi tassonomici.
È stata utilizzata l'analisi statistica per valutare l'effetto della zona di evacuazione su ogni gruppo tassonomico. Anche se le api europee Apis mellifiera sono state ritrovate nella zona di evacuazione, il numero di siti (tre punti), risulta esiguo per la costruzione di un modello statistico. Al contrario, Ceratina flavipes e Nomada spp. hanno mostrato notevoli incrementi all'interno del sito evacuato.
Anche se gli insetti e i servizi ecosistemici a loro connessi, tre anni dopo il disastro non sono stati influenzati in modo critico, è importante proseguire il monitoraggio per poter valutare gli effetti a lungo termine.