Si allunga l’elenco dei parassiti di queste conifere. I coleotteri sono i principali vettori di diffusione del nematode agente di malattia.
Un patogeno pericoloso. Il nematode Bursaphelenchus xilophilus, è l’agente di una malattia nota come deperimento del pino. È considerato particolarmente pericoloso poiché capace di portare a morte le piante colpite. Risulta molto diffuso in nord America, in Giappone e in Cina; la sua presenza è stata certificata in Europa nel 1999, più precisamente in alcune aree forestali del Portogallo. Oggi, l'intera nazione è considerata a rischio, pur presentando una zona cuscinetto indenne di circa 20 km, lungo il confine spagnolo.
Il nematode è capace di colonizzare i canali resiniferi, interrompendo l’emissione dei composti essudati. I sintomi della malattia si rendono manifesti nel periodo estivo, quando compaiono i primi ingiallimenti, seguiti a dei diffusi disseccamenti della chioma. Dalla tarda estate la pianta mostra un colore bruno e la presenza di necrosi che precedono la morte dell’esemplare. La lista degli ospiti comprende diverse specie, perlopiù appartenenti ai generi Pinus, Picea, Cedrus, Abies e Larix.
La sua diffusione in Europa è considerata molto probabile, per questo vengono adottate misure severe, come richiesto dalla Decisione 2012/535 / UE della Commissione europea. Ad oggi anche in Spagna sono stati individuati cinque focolai di malattia, tre dei quali completamente debellati e due in via di eradicazione.
Il modello di diffusione. Un gruppo di ricercatori ha sviluppato e applicato un modello capace di prevederne la diffusione, andando a individuare le aree più sensibili e gli effetti delle misure di controllo adottate. Il dato previsionale è molto difficile da individuare, poiché i movimenti delle specie invasive sono spesso legati a fattori aleatori e rappresentano la parte più complessa nello studio della gestione dei parassiti. Questo include infatti la conoscenza della velocità di invasione, la potenziale dimensione del fenomeno e l’effetto delle misure di contenimento. L’ottenimento di un dato sufficientemente consistente permetterebbe ai responsabili della sicurezza fitosanitaria di operare in maniera più efficiente e mirata verso le aree più a rischio.
I tassi di espansione del nematode osservati in passato, mostrano che il parassita è capace di coprire vaste aree sfruttando la trasmissione del suo vettore naturale, i coleotteri cerambicidi del genere Monochamus. Questi coleotteri sono organismi xilofagi con una spiccata predilezione per i tessuti disseccati, quindi anche per quelli già infettati dal nematode. L’altro canale preferenziale è il commercio di legname infetto. Mentre l’applicazione di misure di controllo sul trasporto di materiale legnoso è relativamente semplice, più complesso risulta il controllo del volo del coleottero, data l’abbondanza dell’insetto e la sua elevata capacità di dispersione. Proprio per questo motivo, una nuova ricerca si propone di prevedere la direzione e la velocità della diffusione naturale del nematode, sfruttando una raccolta di dati effettuata in un periodo decennale, mappando le aree di controllo che evidenziano una priorità e valutando gli effetti delle misure di contrasto, quali le fasce di contenimento, la cattura massale del coleottero e la rimozione delle piante malate. I ricercatori hanno progettato un nuovo modello basato su una rete spazio-temporale per prevedere la diffusione del parassita, includendo una previsione annuale di percorsi e fonti di infezione potenziali guidati dalla dispersione di M. galloprovincialis. Il modello integra un’area di 145.000 km2 compresi tra Portogallo e Spagna, evidenziando le aree più vulnerabili come le foreste di conifere. Questo metodo è stato testato utilizzando i dati di monitoraggio dei parassiti ottenuti tra il 2005 e il 2015. I rilievi hanno confermato l’attendibilità del modello, che è risultato capace di prevedere le aree infette o non infette con una precisione del 93%.
Le misure di contenimento. Il rilevamento precoce basato sul monitoraggio intensivo, se unito alla rapida rimozione degli alberi infetti (e di quelli ospiti presenti nella zona circostante), sono i fattori decisivi nella lotta alla diffusione. Queste tecniche sono però di difficile applicazione quando i sintomi della malattia non risultano ancora chiaramente espressi. Lo studio ha anche confermato l’effettiva validità dell’adozione di fasce di contenimento fitosanitario e della cattura massale del vettore al fine di attuare una strategia di controllo completa.
Il modello è quindi capace di identificare le aree vulnerabili, aumentando le probabilità di successo delle misure di contenimento, consentendone un’applicazione più mirata.
L’approccio integrato previsto dalla legislazione UE si conferma quindi il migliore, ovvero in grado di fornire risultati tangibili, rallentando e arrestando la diffusione del parassita.
È necessario però mantenere alta l’attenzione verso i possibili sintomi, poiché la repentina segnalazione di potenziali piante infette è fondamentale per l’attuazione delle strategie di contenimento ed eradicazione.
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