Oziorrinco, un insetto conosciuto

Questi coleotteri colpiscono molte specie vegetali, causando gravi danni. La difesa con mezzi biologici sta fornendo risultati incoraggianti
Otiorhynchus è un genere di coleotteri curculionidi diffusi in Asia, Europa e nel nord dell'Africa. Delle 1500 specie appartenenti sono di maggiore interesse Otiorhynchus sulcatus e Otiorrhynchus rugosostriatus, vista la loro elevata polifagia.

Le specie principali. Otiorhynchus sulcatus raggiunge una lunghezza di circa 1 cm ed è facilmente riconoscibile dalla peluria dorata che presenta sul dorso. Il capo è di forma allungata e possiede un apparato boccale masticatore. Le antenne sono brune con scapo leggermente ingrossato all'estremità. Le zampe appaiono generalmente marroni e raramente di colore rossastro. Le uova sono quasi sferiche con corion liscio, di colore bianco latteo appena deposte e giallo arancione nelle fasi avanzate dello sviluppo embrionale. Dopo un primo stadio di sviluppo larvale (le larve sono bianche e misurano pochi mm), l'oziorrinco attraversa uno stadio di pupa obtecta (senza appendici libere) prima di diventare adulto. Queste, di colore biancastro, sono alloggiate in piccole cellette ricavate nel terreno.Sia le larve che gli adulti sono fitofagi.
L'insetto compie una generazione all'anno, si riproduce e depone le uova in autunno. L'adulto sfarfalla in primavera e sverna come uovo. In ambiente protetto il ciclo è anticipato.

Otiorhyncus rugosostriatus si differenzia per la presenza di striature sulle elitre. Gli adulti di entrambe le specie generalmente presentano elitre saldate, quindi non volano.
Otiorhynchus raucus è leggermente più piccolo in dimensioni (al massimo 7,5 mm) e di colore più chiaro rispetto ai precedenti. Si distingue per la presenza di piccole squame gialle che gli conferiscono un aspetto bicolore. Le larve sono bianche con testa lucida marrone.

I danni. L'attacco dello stadio adulto degli oziorrinchi è evidente in quanto compaiono rosure e morsi “a mezzaluna” sui margini fogliari, le larve invece si nutrono a spese delle radici. Raro vedere di giorno gli adulti che passano le ore luminose nascosti nel terreno per uscire la notte a nutrirsi. I morsi dell'adulto possono essere molto pericolosi soprattutto nel caso delle piante giovani poiché, limitando le potenzialità fotosintetiche della pianta, rischiano di comprometterne l'equilibrio generale.
L'attacco alle radici da parte delle larve, di difficile riconoscimento, si manifesta con un deperimento generale della pianta, mancata crescita, nanismo, ingiallimenti. Nei casi più gravi si arriva a disseccamenti e crollo della porzione epigea.
La lotta chimica è fortemente sconsigliata verso gli adulti, verso i quali si può intervenire con l'utilizzo di fasce adesive per bloccare i loro attacchi notturni. Il periodo aggressivo di questi insetti coincide con i momenti di massima attività degli impollinatori, quindi l'utilizzo di fitofarmaci potrebbe causare più danni rispetto ai benefici.

Difesa con nematodi. Il controllo deve avvenire coi metodi della lotta biologica e il migliore fino ad oggi risulta essere l'utilizzo dei nematodi entomopatogeni dei generi Steinernema e Heterorhabditis. L'azione dei nematodi è ristretta al solo periodo di attività delle larve, queste non devono perciò trovarsi in diapausa.
I nematodi appaiono vermiformi e incolori con dimensioni massime intorno a 1 mm.
Questi patogeni riescono a penetrare l'ospite tramite vari accessi (bocca, ano, spiracoli) e raggiungono l'emocele. In particolare Steinernema, riesce ad aggredire l'oziorrinco dalle membrane intersegmentali: spesso questa è l'unica via di accesso disponibile a causa della piccolissima dimensione degli spiracoli e della chiusura stretta di bocca e ano.
Le larve di questi nematodi possiedono dei microrganismi simbionti che vivono nel loro intestino anteriore; una volta arrivati nell'intestino dell'ospite secernono una tossina che ne inibisce la risposta immunitaria, liberando al contempo i microrganismi che iniziano la loro veloce riproduzione. La morte dell'insetto sopraggiunge in un massimo di 72 ore a causa della riproduzione congiunta dei due simbionti. I cadaveri uccisi da  Steinernema appaiono giallo-marroni, quelli uccisi da Heterorhabditis rossi.
Lo svilupparsi dei microrganismi facilita i processi metabolici del nematode che si accresce senza difficoltà fino allo stadio adulto. Dalla penetrazione nell'ospite alla fuoriuscita delle nuove larve dall'insetto, passano generalmente dai 7 ai 10 giorni, questo tempo varia in funzione della temperatura.
Si è notato che la sopravvivenza del nematode nel terreno in assenza di ospiti rientra nell'ordine delle settimane, più lunga in suoli sciolti, più breve in quelli argillosi.

Difesa con funghi entomopatogeni. I preparati a base di spore del fungo Metarhizium anisopliae rappresentano un altro metodo di lotta biologica. Dopo la distribuzione sul terreno, le spore vengono a contatto con le larve, germinano sulla superficie del loro corpo, penetrano internamente e si accrescono, portando gli insetti alla morte. Questo fungo presenta un'elevata capacità di colonizzazione in contenitore (Bruck, 2004).
Dati molto interessanti emergono da applicazioni di Metarhizium anisopliae in combinazione con dosi subletali di insetticidi come Imidacloprid o Fipronil su specie orticole (Farooq A.Shah, M.A. Ansari, M.Prasad, T.M. Butt 2006). In alcuni casi si raggiunge il 98% di controllo.
Importanti studi sono stati condotti (Bruck, Donahue, 2007) sulla persistenza del fungo in vari tipi di substrato. La percentuale di larve infettate diminuisce dal 90% della terza settimana dall'applicazione, al 40/60% della diciannovesima. Si osserva poi un nuovo incremento, fino al 70/80% nei mesi autunnali, seguito da un conseguente lento declino durante la seconda stagione vegetativa.
Alcuni studi recenti (Kraaijeveld & Godfray 2008, Dubovskiy et al. 2013) hanno messo in evidenza la capacità di alcune specie di oziorrinco di sviluppare resistenza all'attacco dei funghi entomopatogeni.
L'esigenza di utilizzare prodotti ammessi dai principi della lotta integrata descritti nel PAN deriva anche dalla messa al bando di alcuni geodisinfestanti che venivano abitualmente utilizzati per la lotta a questo insetto.
In vivaio possono essere utilizzati sia i nematodi che i funghi, anche se l'applicazione in contenitore del fungo risulta più agevole perché basta mescolare il preparato al substrato, al momento del rinvaso.
Altra alternativa da considerare è quella della sterilizzazione dei substrati con l'utilizzo di alte temperature.