Phytophthora spp.: patogeno pericoloso, diffuso e mal gestito

Si registrano fenomeni di deperimento in ambiente vivaistico e in popolamenti forestali nelle ultime decadi su scala planetaria. Necessari appositi protocolli di gestione
Il genere Phytophthora è composto principalmente da specie responsabili di necrosi dell'apparato radicale su piante ornamentali e forestali. Si conoscono numerose specie di questo patogeno e il loro numero è in continua crescita grazie ad una maggiore attenzione del mondo della ricerca verso tale genere e allo sviluppo di tecniche di diagnosi molecolare che permettono una più precisa collocazione tassonomica.

Consistenti fenomeni di deperimento in ambiente vivaistico e in popolamenti forestali registrati nelle ultime decadi su scala planetaria, sono stati attribuiti a questo raggruppamento tassonomico da numerosi autori. Recentemente, Phytophthora ramorum si è resa famosa per essere l’agente causale del Sudden Oak Death in California e Oregon e del Sudden Larch Death in Inghilterra. Questi  patogeni non sono nuovi a causare problemi di grande impatto economico e ecologico, fino a costringere  la migrazione di popolazioni umane. Un caso classico è quello della P. infestans che, distruggendo le patate, ha causato la carestia del 1845 in Irlanda e la successiva ondata migratoria dei contadini irlandesi verso gli Stati Uniti.
 
La forte aggressività di tali microrganismi è dovuta a due principali caratteristiche fisiologiche:
  • diffusione delle spore tra apparati radicali attraverso acqua nel terreno, quindi in periodi di forte piovosità o di abbondante irrigazione durante i quali il suolo in cui si sviluppano le radici è pressoché saturo;
  • capacità di superare stagioni non favorevoli alla crescita, come prolungate siccità, attraverso forme di resistenza quali clamidospore ed oospore.
Di particolare interesse è, inoltre,  la facoltà di ibridazione interspecifica come è stata descritta su specie patogene in vivaio ed in ambiente forestale. Si tratta dell’incrocio di due specie che sono rimaste geograficamente separate per lungo tempo e, non avendo dovuto sviluppare barriere genetiche, adesso risultano interfertili. Il trasporto di una specie esotica in un nuovo ambiente la pone a contatto con nuove specie congeneri con le quali è probabile che si possa ibridare. È il caso di Phytophthora alni, generata dall’incrocio avvenuto in vivaio tra P. cambivora e P. fragariae. La curiosità, ma anche la grande pericolosità, è che la nuova specie ha cambiato ospite, diventando particolarmente aggressiva su ontano che non rientrava tra gli ospiti delle specie parentali.

Per quanto efficaci possano essere le modalità di infezione che le specie di Phytophthora hanno a loro disposizione, la condizione essenziale affinché la malattia divenga particolarmente virulenta a partire dai primi stadi di infezione, dipende da un preesistente stato di stress dell’ospite e dalle condizioni ambientali favorevoli. Queste condizioni si verificano quando la pianta vegeta in situazioni non naturali, come, a volte, avviene in vivaio quando l’apparato radicale viene tenuto costretto in contenitori non adatti e che non favoriscono un adeguato drenaggio, potature intempestive, irrigazione irregolare e fertilizzazioni sostenute. Altro caso classico è il momento della messa a dimora.
Questa è un'operazione estremamente critica in quanto è una causa di notevole stress per la pianta, rendendola particolarmente suscettibile alle malattie. Se, durante la permanenza in vivaio,  l’agente patogeno viene mantenuto a livelli bassi (silenziato, ma non ucciso) dall'uso di fungicidi e fungistatici, con la messa a dimora della pianta e la conseguente sospensione dei trattamenti chimici, il patogeno potrà tornare ad agire indisturbato, svolgendo la sua azione sia sulla pianta che lo portava, come su piante vicine. Attraverso piante apparentemente asintomatiche, numerose specie di Phytophthora sono sfuggite da serre e vivai invadendo l’ambiente naturale.

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha proposto al settore vivaistico dei protocolli di sicurezza finalizzati a contrastare le problematiche esposte. Il metodo più immediato di lotta risulta lo smaltimento tempestivo delle piante sintomatiche, che sono le fonti di inoculo più attive.  Suolo e compost provenienti da invasature, se non opportunamente sterilizzati, non devono essere riciclati come compost o terreno per successive invasature. Una buona pratica, vista la capacità di Phytophthora di muoversi via acqua nel terreno, da un vaso infetto verso quelli limitrofi, consiste nel sistemare le colture in contenitore su cassoni rialzati dal suolo.  Le acque di irrigazione  devono essere filtrate e purificate prima dell'utilizzo, a maggior ragione se recuperate da precedenti cicli di irrigazione.

La soluzione del problema non risiede esclusivamente nelle buone pratiche seguite all'interno delle aziende, ma è necessario che il materiale importato da altri paesi, destinato alla trasformazione in prodotto finito, venga controllato nelle zone di arrivo come porti ed aeroporti o comunque prima dell'ingresso in vivaio con tecniche ad alta efficacia e certificato come sano. Un’ulteriore sicurezza, che limiterebbe grandemente la diffusione di questi pericolosi patogeni, consisterebbe nel commerciare esclusivamente piante a radice nuda, come accade in altre parti del mondo (Stati Uniti, Canada, Cina, Australia, Nuova Zelanda) al fine di escludere l'introduzione di Phytophthora e numerosi altri microrganismi patogeni che sfruttano il substrato di crescita come mezzo di trasporto. 

Duccio Migliorini
Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – C.N.R.
Via Madonna del Piano, 10, 50019 Sesto fiorentino