La capacità di mantenere efficienti le funzionalità ecosistemiche dipende da numerose variabili. Dagli Stati Uniti una ricerca sugli ambienti ripariali
La composizione delle comunità degli habitat è un fattore fondamentale che sta alla base delle relazioni e delle funzioni interne all'ecosistema. Le foglie delle piante terrestri delle zone rivierasche, cadendo, formano la lettiera che fornisce risorse alimentari fondamentali per gli invertebrati acquatici e per i microrganismi residenti nei corsi d'acqua. Quindi, la composizione dei gruppi delle piante ripariali all'interno e tra le specie colpisce le comunità e le funzioni dell'habitat.
È riconosciuto che la conservazione della biodiversità è uno strumento chiave per mantenere la funzionalità dell'ecosistema. La maggior parte degli studi svolti fino ad oggi, si è concentrata sulla diversità fra specie, senza considerare la diversità fenotipica e genetica intraspecifica. Recenti ricerche hanno scoperto che la diversità genetica nelle popolazioni di piante può aumentare la diversità dei consumatori e i tassi di efficienza delle funzioni dell'ecosistema.
Le relazioni tra specie: un nuovo studio. Una recente ricerca mette a confronto gli effetti della diversità inter e intraspecifica al fine di capire se influiscono sulle funzioni degli ecosistemi acquatici fluviali, misurando la decomposizione delle foglie, l'abbondanza di alghe e la ricchezza e l'abbondanza di invertebrati.
Inoltre, è stato indagato se e come le comunità dell'ecosistema acquatico riescono a reagire alle variazioni dalla comunità dei “donatori”, ovvero le piante ripariali. In effetti, è già stato rilevato che la fase di successione della vegetazione ripariale colpisce la decomposizione in ambiente acquatico. Resta da capire come le comunità acquatiche dei decompositori riescano ad adattarsi a livello locale alle variazioni tra le specie arboree e all'interno della stessa specie. I decompositori potrebbero attuare strategie diverse per adattarsi ai cambiamenti (come variazioni intraspecifiche, genetiche o fenotipiche) al fine di mantenere l'efficienza nella decomposizione della lettiera. Su scala interspecifica, sono stati messi a confronto i tassi di decomposizione di Alnus rubra e Tsuga heterophylla rispettivamente in stadi precoci e tardivi di una successione. Su scala intraspecifica, sono stati studiati i tassi di decomposizione di varietà locali e non locali, delle foglie di tre specie caducifoglie (Alnus rubra, Acer circinatum e Acer macrophyllum).
Infine, è stato testato come un fattore non trascurabile di diversità, ovvero l'interazione pianta-fitofago, agisca sulla decomposizione delle foglie in ambiente acquatico. È stato osservato se i tratti delle piante correlati con la difesa meccanica e fisica dai fitofagi possono influire sulla composizione della comunità dei decompositori acquatici. I caratteri osservati sono stati: l'età dell'albero (perché la difesa spesso varia con l'ontogenesi), lo spessore della foglia (un mezzo frequente di difesa meccanica), danni fogliari causati da fitofagi (come indicatore di stress passato e probabile fattore che induce una risposta chimica difensiva).
L'oggetto dell'indagine è un'area nella regione del South Fork Pysht River, nello Stato di Washington, che presenta comunità forestali rivierasche allo stadio iniziale delle successioni, dominate da Alnus rubra, fino a stati più avanzati che presentano mix di aceri e conifere.
I risultati. Per quanto riguarda la diversità interspecifica, le varie specie hanno evidenziato velocità di decomposizione diverse.
In linea con questo modello, Acer circinatum tende a sostenere la diversità degli invertebrati meglio di A. macrophyllum. La diversità delle specie ha avuto effetti incoerenti sulla decomposizione. Una possibile spiegazione del perché è che, mentre gli assemblaggi di specie miste hanno aumentato la ricchezza, la dimensione più grande delle foglie di A. macrophyllum, probabilmente ha portato a peggiorare l'uniformità del processo.
Su scala intraspecifica sono state trovate notevoli variazioni individuali del tasso di decomposizione delle foglie di Alnus. Non è stato però individuato nessun cambiamento significativo nella diversità degli invertebrati in rapporto alla crescente diversità intraspecifica degli alberi. È stato testato se la variazione intraspecifica sia dovuta a vari gradi di danno da parte dei fitofagi e non è stata individuata alcuna relazione, nemmeno con la decomposizione acquatica.
Nel caso della presenza massiccia di Alnus, sono stati localmente riscontrati livelli nutritivi maggiori e maggior quantità di alghe in acqua, ma non una maggiore diversità di invertebrati acquatici.
Queste osservazioni sottolineano che la biodiversità delle specie rivierasche sia tra le specie che all'interno di esse, in base alla scala di studio, ha il potenziale per influenzare gli ecosistemi acquatici, anche se non sono emersi effetti specie-specifici particolarmente evidenti.
Necessari quindi altri studi per approfondire la complessità di questo argomento che potrebbe rivelare risvolti interessanti nella comprensione dei rapporti che intercorrono tra le varie componenti dell'ecosistema.