Da specie invasiva a possibile risorsa economica: i molteplici aspetti di una specie molto discussa
Questa pianta invasiva con un forte impatto sulla biodiversità rivela di avere anche un valore economico degno di nota. Una recente ricerca presenta una panoramica del suo impatto socio-economico nelle zone dell’Europa centrale, raccomandandone una sua eradicazione in alcune aree ma anche il suo mantenimento in altre, cercando di mantenere un equilibrio per la sua coesistenza con le altre specie vegetali.
Pregi e difetti. Specie di origine nord-americana, è stata introdotta in Europa agli inizi del diciassettesimo secolo diventandone presto parte integrante del paesaggio e della cultura. È una pianta con crescita veloce, rustica, resistente alle malattie con abbondanti fioriture: caratteristiche che ne hanno garantito la diffusione come specie ornamentale e come pianta di carattere forestale. Ad oggi è però considerata dalla Ministerial Conference on the Protection of Forests in Europe come la specie più problematica a causa della sua estrema invasività.
Confrontando i dati delle numerose ricerche disponibili sulla specie, è stato condotto uno studio riassuntivo sull’impatto reale di questa specie in Europa. Nonostante l’albero continui ad essere una pianta amata e odiata nello stesso tempo, si può pensare che, grazie a una corretta gestione, sia possibile riuscire a trarre benefici economici dalla diffusione della robinia, garantendone un futuro sostenibile che non causi danni ambientali.
Si trova correntemente in diverse zone europee, escludendo alcune aree nordiche e le isole mediterranee. In Ungheria copre il 24% delle foreste, mentre in Slovenia e in Polonia si ritrova rispettivamente per il 4.7% e il 3.4%.
Questa pianta è capace di produrre un buon legname e fornisce la materia per la produzione di miele. Si pensi che in Ungheria vengono prodotte annualmente circa 25.000 tonnellate di miele di acacia ogni anno, ovvero circa il 50% della produzione di questo tipo di miele nel mondo.
Altro importante utilizzo di questa specie è per il controllo dell’erosione del suolo e per il miglioramento dei siti danneggiati. È capace di crescere in terreni compromessi ed estremamente asciutti diffondendosi rapidamente, è infatti una specie pioniera. La sua resistenza a condizioni ambientali estremamente svantaggiose ne ha generato un largo suo utilizzo come specie ornamentale per il verde urbano.
L'impatto sull'ecosistema. È evidente come la sua invasività coincida con un’estrema capacità di andarsi a sostituire con la vegetazione endemica, andando quindi a ridurre la biodiversità con impatti paragonabili a quelli di Fallopia spp. e del Panace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum). Le caratteristiche della robinia generano diverse problematiche ambientali, ad esempio la forte copertura della sua vegetazione limita fortemente la luce disponibile al suolo, cambiandone il microclima e riducendo lo sviluppo di piante, invertebrati e microrganismi generando quindi effetti a cascata sulla catena alimentare.
L’impatto di questa specie è però molto variabile. Infatti, in alcuni casi, non si evidenzia alcun effetto negativo implicabile alla presenza di robinia, anzi, può offrire anche alcuni vantaggi.
Nelle aree intensamente coltivate, la presenza di robinia è un fattore di aumento della biodiversità, visto che provvede a fornire riparo a alcune specie di piante e agli animali, funzionando anche da corridoio ecologico per gli spostamenti della fauna selvatica.
Le intenzioni dei governi nella gestione di questa specie sono molto diverse fra i vari paesi della UE, alcuni stati ne promuovono addirittura il suo utilizzo commerciale.
In ogni caso, le considerazioni di tipo economico non devono scavalcare gli interessi dell’aspetto di difesa ambientale. Un management oculato e razionale, basato sulle specifiche esigenze del territorio, è ancora una volta la risposta a questo problema diffuso.