La dichiarazione non finanziaria è una rendicontazione delle pratiche attraverso le quali un’impresa, o un’organizzazione, comunica ai propri stakeholders le proprie strategie e azioni, in ambito ambientale e sociale. Solitamente lo strumento usato è un report annuale che può assumere diverse forme, quali quella del bilancio di sostenibilità, della dichiarazione ambientale oppure del corporate social responsability report.
Una società che cambia. Sebbene oggi il suo uso sia in aumento, il processo che ha portato alla sua affermazione è stato molto lungo: in primis con un incremento della sensibilità ambientale sia da parte dei consumatori che delle aziende, in seguito in conseguenza di pressioni istituzionali.
I contributi più importanti da parte delle pubbliche istituzioni si possono far risalire alla Conferenza sull'Ambiente Umano di Stoccolma (1972) e al processo di Rio, un percorso tuttora in svolgimento per l'implementazione delle tematiche ambientali. Le numerose conferenze che sono seguite hanno portato a due principali risultati: un aumento della sensibilità ambientale nella società civile e la diffusione di politiche sempre più rigorose in termini di sostenibilità.
Le imprese sono state chiamate a prendere responsabilità circa l’impatto della loro attività su società e ambiente, in particolare per quanto riguarda le emissioni inquinanti, il consumo di risorse naturali e la produzione di rifiuti, concetto noto come corporate social responsibility (responsabilità sociale d'impresa), che implica l'integrazione delle questioni sociali, ambientali ed etiche nelle strategie commerciali delle imprese. Questo processo deve essere realizzato in stretta collaborazione con gli stakeholder al fine di massimizzare il valore generato per le imprese e la società civile.
I passaggi normativi. L’utilizzo della dichiarazione non finanziaria in Italia è disciplinato dal d.lgs. n.254 del 30 dicembre 2016, che ha recepito la direttiva europea n.95 del 2014. Questo è stato un passaggio di estrema rilevanza, in quanto fino a questo momento lo strumento della dichiarazione non finanziaria era solamente volontario e a discrezione delle singole imprese. Il decreto legislativo 254 infatti, introduce l’obbligo per le grandi imprese di rendicontare non solo in merito ad aspetti finanziari, ma anche sociali ed ambientali, con meccanismo di sanzione in caso di mancata o scorretta presentazione del documento di report.
Gli enti tenuti a presentare una dichiarazione non finanziaria sono le banche, le assicurazione e le imprese con più di 500 dipendenti, con un totale dell’attivo dello stato patrimoniale maggiore di 20 milioni di euro o ricavi netti maggiori di 40 milioni di euro. In Italia le imprese che hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione non finanziaria sono circa 200.
Le sanzioni possono andare dai 20.000 euro fino a 150.000 se sono riportate informazioni non rispondenti al vero o in caso ci sia omissione di fatti rilevanti. La responsabilità di garantire la presentazione in conformità spetta agli amministratori dell’ente.
Lo sviluppo dei modelli standard. Le dichiarazioni non finanziarie vengono redatte seguendo modelli predefiniti, il più utilizzato è quello redatto dalla Global Reporting Initiative (GRI), un'organizzazione senza scopo di lucro ideata dalla Coalition for Enviromentally Responsible Economies di Boston nel 1997 e costituita nel 2002 come istituto autonomo.
Gli standard GRI si rivolgono a qualsiasi azienda che intenda rendicontare le proprie performance in modo volontario, indipendentemente dalle dimensioni, dalla configurazione giuridica e dall'operatività su scala nazionale o globale.
Lo standard definito dal GRI si basa su alcuni principi fondamentali, tra cui l'accuratezza, il bilanciamento, la chiarezza, la comparabilità, la completezza, il contesto della sostenibilità, la tempestività e la verificabilità delle informazioni riportate.
Nell'ottobre 2021 sono stati pubblicati i nuovi standard GRI – in vigore da gennaio 2023 – la principale novità riguarda l'allineamento dei nuovi standard con i nuovi riferimenti in materia di diritti umani e sostenibilità.
Una rapida diffusione. Ad oggi una serie di motivazioni sta promuovendo la diffusione delle dichiarazioni non finanziarie anche per le aziende non soggette all’obbligo. La scelta di dotarsi di questo strumento di gestione e comunicazione, infatti, produce una doppia serie di benefici per l’azienda: vantaggi interni che si riflettono in una migliore organizzazione dei processi produttivi e vantaggi esterni che si traducono in una migliore visibilità e maggiore affidabilità per gli interlocutori.
Le imprese che presentano la rendicontazione non finanziaria volontariamente però, non sono tenute a seguire i contenuti del GRI standard, ma possono omettere alcuni aspetti senza l’obbligo di segnalare la loro mancata rendicontazione.
Tra i vari settori produttivi, quello agricolo risulta essere quello meno interessato dall’applicazione di questo tipo di dichiarazioni. Solamente le aziende più grandi si sono dotate di un tale strumento nonostante sia evidente come negli ultimi decenni sia aumentata la necessità di trasparenza da parte delle aziende. I consumatori sono sempre più consapevoli e le informazioni circa i metodi di produzione richieste agli agricoltori sono sempre maggiori. L’applicazione delle dichiarazioni non finanziarie nel settore primario potrebbero risultare uno strumento utile per i produttori che potrebbero beneficiare dei vantaggi, anche competitivi, derivati da tale pratica virtuosa.
Dott.ssa Giulia Bai