Interrogati circa 300 operatori agricoli nel bacino del Segura, nel sud-est della Spagna, una regione sottoposta a stress idrico, dove i contadini sono disposti a pagare di più per evitare cambiamenti
La gestione dell'acqua è un argomento sensibile e le scelte degli amministratori portano spesso a conflitti sociali e politici.
In Spagna, per esempio, il trasferimento di acqua tra bacini idrografici è un problema particolarmente sentito. Per aumentare l'accettazione di nuove politiche idriche, è necessario il coinvolgimento degli "stakeholder" nella progettazione delle linee guida. Altrettanto importante è offrire una vasta offerta integrata di servizi e incentivi per il cambiamento del comportamento degli utenti.
Per questo motivo, è stato finanziato uno studio nell'ambito del progetto UE SIRRIMED volto ad aiutare i
politici a prendere decisioni circa l'approvvigionamento idrico e la domanda che tenga conto delle esigenze degli agricoltori. I ricercatori hanno interrogato 299 operatori agricoli nel bacino del fiume Segura, nel sud-est della Spagna. Questa regione ha il terzo più alto livello di stress idrico in Europa. Complessivamente, il 35% di acqua per l'irrigazione viene trasferito dal fiume Tajo verso il centro della Spagna. Sono frequenti sistemi di pompaggio di acque sotterranee in integrazione all'approvvigionamento fluviale, spesso illegali.
I ricercatori hanno elaborato 36 piani possibili di gestione delle acque contenenti tre caratteristiche comuni:
- importo minimo di acqua garantito a ogni agricoltore espresso in m3/ha/anno;
- una scelta fra cinque piani di nuova fornitura più una sesta opzione eventuale di “nessuna nuova fornitura”;
- un costo dell'acqua compreso tra 0,18 e 0,40 €/m3 (al momento dello studio il costo dell'acqua è 0,16-0,18 €/m3).
I cinque nuovi piani di gestione proposti sono:
- il trasferimento di acqua dal bacino del fiume Ebro, situato a nord della Spagna;
- l'accesso alle acque reflue trattate;
- controlli più severi sull'estrazione dell'acqua di falda;
- mercati dell'acqua, nei quali i diritti di accesso sono negoziati direttamente tra gli utenti;
- introduzione della deficit irrigation, cioè forniture d'acqua inferiori alle necessità della coltivazione.
I ricercatori hanno costruito un quadro delle preferenze generali degli agricoltori illustrando i piani due a due. I contadini hanno dovuto scegliere il piano preferito da ciascuna coppia, potendo anche rifiutarli entrambe in favore del mantenimento delle condizioni attuali.
Da questo esperimento è stato possibile osservare se gli operatori agricoli risultano essere propensi ad accettare dei cambiamenti nei metodi di approvvigionamento idrico, se considerano giusto un aumento del prezzo dell'acqua o se respingono nuove misure in tutte le circostanze.
I risultati suggeriscono che gli agricoltori della zona sarebbero disposti a pagare fino al doppio rispetto al prezzo attuale dell'acqua, a patto che non venga effettuato alcun cambio nella gestione dell'approvvigionamento e che le misure correnti vengano mantenute.
Generalmente si sono dimostrati contrari a tutte e cinque le opzioni proposte, leggermente più favorevoli verso quelle che prevedevano il trasferimento dal bacino del fiume Ebro e sull'utilizzo delle acque reflue trattate.
Questo, probabilmente, perché questi cambiamenti non prevederebbero modifiche nella gestione degli appezzamenti, nelle attrezzature e nel personale.
La loro disponibilità a pagare di più evidenzia come siano favorevoli a provvedimenti che migliorino l'affidabilità dell'approvvigionamento idrico. Lo scenario al quale si sono opposti in misura maggiore è quello del mercato dell'acqua, che i politici erano i più propensi a sostenere, escludendo categoricamente la partecipazione attiva degli agricoltori alla gestione della risorsa.
Lo studio suggerisce, quindi, che la politica dovrebbe trovare il modo di raggiungere un compromesso e incoraggiare gli operatori del settore agricolo ad assumersi maggiori responsabilità verso l'utilizzo dell'acqua attraverso percorsi di informazione e sensibilizzazione. Questo bisogno sarà evidente in un futuro non troppo lontano, visto che la scarsità d'acqua nella zona potrebbe costringere l'autorità di bacino a introdurre strategie di riduzione della domanda, scenario nel quale la collaborazione degli agricoltori risulterebbe determinante.