A un anno dall'entrata in vigore delle norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, sorgono numerose perplessità sull'effettiva applicazione degli aspetti previsti
A più di un anno dall’approvazione della Legge 10/2013 - “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” - permane tra l’opinione pubblica e, soprattutto, tra gli addetti ai lavori la perplessità sulla sua potenziale applicazione puntuale nei vari aspetti previsti.
Un provvedimento normativo, quello datato 14 gennaio 2013, che affronta una tematica molto delicata e importante, come lo sviluppo e la tutela degli spazi verdi urbani, e lo fa in modo molto ambizioso, forse troppo, perfezionando alcuni elementi già contenuti in leggi precedenti e introducendo numerose disposizioni, la cui messa in pratica viene rimandata a futuri decreti attuativi o affidati direttamente alle competenze legislative delle amministrazioni locali.
I principi base su cui si fonda la norma si riferiscono alla volontà di regolamentare il consumo del territorio, attraverso strumenti e meccanismi tali da permetterne un incremento del verde e una valorizzazione della quota parte esistente.
Valorizzazione e tutela dell’albero. In diversi articoli della Legge, secondo forme differenti, si descrivono iniziative a garanzia dell’albero inteso come “entità” fortemente caratterizzante il paesaggio urbano.
Sulla base dei dettami del Protocollo di Kyoto, il 21 novembre viene istituita come la “Giornata nazionale degli alberi”, ovvero un giorno volto alla sensibilizzazione civica e didattica sul rispetto delle varie specie arboree e sulla loro adeguata conservazione.
L’obbligo, inoltre, per i Comuni di porre a dimora un albero per ogni neonato, già introdotto dalla Legge 113/1992, viene ulteriormente disciplinato introducendo il limite di applicabilità per Comuni con più di 15.000 abitanti, ma estendendolo anche alle forme di adozione di minori, con tanto di censimento e bilancio arboreo che ciascun Sindaco dovrà esplicitare alla fine del proprio mandato.
Analoga operazione di censimento e catalogazione dovrà essere attuata, previa definizione delle modalità operative demandata a successivo decreto ministeriale, per tutti gli alberi classificabili come “monumentali”, al fine di salvaguardarli insieme ai filari ed alle alberate di pregio.
Comitato ministeriale. Presso il Ministero dell’ambiente viene istituito un Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, le cui composizione e operatività vengono anche qui rimandate ad apposito decreto. In generale il comitato dovrà monitorare le disposizioni finalizzate all’incremento del verde, promuovere e monitorare le attività degli enti locali e proporre un piano nazionale per la realizzazione di aree verdi permanenti e per il rinverdimento di edifici esistenti.
Dotazioni minime piani urbanistici. Sulla base del rapporto annuale redatto dal Comitato sopracitato, i Comuni che risultino inadempienti rispetto all’applicazione delle norme sulle dotazioni minime degli spazi a verde pubblico, dovranno adeguare gli strumenti urbanistici con apposite varianti.
Gestioni partecipate. Con riferimento alla Legge 449/1997, le pubbliche amministrazioni potranno stipulare contratti di sponsorizzazione per l’incremento e la valorizzazione del patrimonio arboreo, volto alla riduzione di CO2 nell’atmosfera.
Regioni e Comuni potranno inoltre strutturare incentivi per affidare la gestione del verde pubblico a gruppi di cittadini costituiti in consorzi.
Risparmio di suolo ed efficientamento energetico. Anche su quest’ultimo aspetto la Legge in questione lascia ampie opportunità, ma anche sostanziosi oneri legislativi, agli enti locali. Ciascuno nell’ambito delle proprie competenze infatti, Comuni, Provincie e Regioni potranno promuovere iniziative locali per l’incremento degli spazi verdi, il rinverdimento delle strutture verticali esistenti, l’inserimento giardini pensili. Il tutto allo scopo di ridurre il dispendio energetico globale, favorire l’assorbimento di polveri sottili, regolare la raccolta di acque piovane ed annullare l’effetto “isola di calore estiva” nelle aree urbane.
Concludendo quindi, la Legge 10/2013, in riferimento alle problematiche legate al verde dei sistemi urbani, sembrerebbe toccare “le corde giuste”; rimane il dubbio se lo faccia anche con le modalità ottimali affinché le disposizioni siano effettivamente attuabili in tempi utili, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi legislativi nazionali in merito alle competenze delle autonomie locali.