Il giorno 15 novembre è andato in onda un servizio di Report sul vivaismo pistoiese. L’intento della famosa trasmissione di Rai 3 non era certamente positivo, in tutta probabilità contattati da chi da anni lotta a spron battuto contro l’intero comparto. Va chiarito subito: i giornalisti di Report sono stati impeccabili nel raggiungere il proprio obiettivo e chi vive accanto ai vivai ha tutto il diritto di chiedere il rispetto delle regole. Nel servizio, però, è stato fin troppo evidente l’intento iniziale e l’utilizzo di dati e fonti non sempre credibili.
Per esempio, la signora che vive in mezzo ai vivai e dichiara, testuali parole: “che l’operatore va via se non vuole rogne” dopo un suo invito ad andarsene, non può corrispondere alla realtà. Conoscendo bene la gestione tecnica di quel vivaio e le persone che ci lavorano, è altamente improbabile che ciò accada. Prima di tutto perché il vivaio viene condotto con scelte oculate, tese all’eliminazione di prodotti di sintesi, poi perché ciò che viene fatto è sempre in regola con le leggi, come hanno attestato i numerosi controlli eseguiti sul sito nei momenti di operatività degli addetti. Siccome Report non ha avuto voglia o interesse a chiedere a quei vivaisti come intendano operare in una zona francamente difficile per chi ci vive, lo abbiamo fatto noi. E abbiamo scoperto che tutti i trattamenti effettuati vengono regolarmente comunicati con cartelli, che di agrofarmaci ne vengono utilizzati pochi e biologici, che c’è un utilizzo continuo di fertilizzanti con effetti collaterali contro gli insetti (vedi vaniglina, per esempio), che vengono lanciati insetti antagonisti e che l’operatore intento a “spruzzare insetticidi ndo cojo cojo”, come spiegato dal giornalista, in realtà stava distribuendo un estratto di Equisetum, una sostanza di base biologica e che, infine, il vivaio è quasi del tutto inutilizzato nei periodi estivi per la mancanza di acqua (si vede anche nel servizio). Ecco, se c’è stata un’occasione mancata per far comprendere la possibile coesistenza del vivaismo in ambiente urbano, è stata proprio quella.
Il servizio, poi, ha virato sul dpgr 43/r/2018 della Regione Toscana in cui si specifica la possibilità di utilizzare 170 agrofarmaci dagli agricoltori del Granducato nelle aree vulnerabili. Si sono dimenticati di specificare, però, che molte di quelle molecole non sono utilizzate nel vivaismo pistoiese perché carenti di idonea registrazione. Anzi, per la precisione solo due sostanze attive possono essere utilizzate nei vivai: Pendimetalin (molto impiegato) e Oxyfluorfen (utilizzabile da settembre a metà maggio). Insomma, in questo caso si è tentato di sparare nel mucchio, confondendo mele con pere o, meglio, Photinie con Ciliegi.
La trasmissione si è dimenticata di mandare in onda le riprese effettuate da un rivenditore, in cui spiegava l’incremento percentuale a tre cifre della vendita di prodotti biologici. Sì, perché, per fortuna di tutti, la tendenza è proprio quella di abbandonare la vecchia via per percorrerne una nuova, guidati da normative sempre più stringenti (nell’ultimo decennio le sostanze utilizzabili si sono ridotte di oltre il 50%, per esempio) e da richieste del mercato sempre più tendenti al residuo zero. È un processo già avviato, probabilmente nemmeno troppo lento ad andare a compimento. Dispiace che questo non sia emerso se non in modo troppo timido da parte di qualche intervistato comprensibilmente poco a suo agio sotto la pressione di un ottimo giornalista.
Ultima considerazione, per sgombrare il campo dalla troppa partigianeria. Il vivaismo non è esente da colpe, pregresse a attuali. Nell’utilizzo dei prodotti dedicati alla difesa le norme da seguire sono poche: fra queste ci sono il rispetto delle distanze e il controllo periodico dei mezzi di dispersione. C’è ancora chi fa fatica a stare nel recinto di queste regole minime e ciò non va permesso, in primis, da quegli addetti ai lavori che fungono da interfaccia tra il polo del verde più grande d’Europa e il mondo intero. Le analisi delle acque parlano chiaro: si è inquinato, poco o tanto che sia, ma lo si è fatto. La buona notizia è che c’è da attendersi un vistoso miglioramento nei dati degli ultimi due anni e la tendenza futura è ancor migliore. Di tutto questo non è stato fatto alcun cenno.
Pirandello concludeva il suo capolavoro “così è (se vi pare)” facendo pronunciare alla verità una frase che solo un genio avrebbe potuto inventare: “io sono colei che mi si crede”. In questo caso dispiace che alla verità si sia voluto far metter in bocca qualcosa di distorto.
Foto di copertina: un vivaio inerbito, visto ieri alla trasmissione Report.