Le città sono sempre più intese come mosaici di infrastrutture grigie, verdi e blu che interagiscono in modo complesso per influenzare il benessere dei cittadini. In particolare, le infrastrutture verdi e blu offrono importanti vantaggi, definiti servizi ecosistemici, come la protezione dalle inondazioni improvvise e dagli allagamenti, il miglioramento della salute fisica e mentale e, con lo sviluppo delle cosiddette “Food Forest” (vedi Gori A., F. Ferrini, A. Fini, 2019. Growing healthy food under heavy metal pollution load: overview and major challenges of tree based edible landscapes. Urban Forestry & Urban Greening 38:403–406
https://drive.google.com/open?id=1y6J1kbKhR9Rr_zHuXdHS8sTlvAIAAv1y) anche la produzione di cibo, elemento particolarmente importante per le comunità dei paesi più poveri.
Non secondaria è anche l’importanza nella conservazione della biodiversità, componente fondamentale negli ecosistemi urbani, peraltro molto più elevata nelle aree urbane di quanto si possa pensare, la cui vulnerabilità aumenta in conseguenza dei cambiamenti climatici e dell'urbanizzazione.
La biodiversità e i servizi ecosistemici sono una parte cruciale dello sviluppo urbano sostenibile. Contribuiscono, come detto, alla resilienza contro le catastrofi, regolano la temperatura, migliorano la sicurezza di cibo e acqua, riducono e mitigano l'inquinamento, contribuiscono ai mezzi di sussistenza e combattono direttamente e indirettamente la povertà.Tuttavia, i cambiamenti climatici hanno impatti che sono già evidenti sugli organismi viventi e gli ecosistemi e la biodiversità urbani avranno, sempre più, un ruolo importante e crescente nell'aiutare le città ad adattarsi ad essi e a mitigarli. Sfruttare la biodiversità e gli ecosistemi urbani come soluzioni di adattamento e mitigazione aiuterà a raggiungere risultati più resilienti, sostenibili e vivibili per le città e le regioni urbane. Conservare, ripristinare ed espandere gli ecosistemi urbani in uno scenario di pressioni crescenti richiederà, tuttavia, una migliore pianificazione urbana e regionale, politica, governance e una cooperazione multisettoriale.
Questa nuova visione delle città prevede una sfida chiave: come integrare le conoscenze derivate dallo studio e dalla ricerca e le pratiche di gestione ecologicamente valide nella pianificazione urbana al fine di mantenere le aree naturali e promuovere i servizi dell'ecosistema urbano?
Proprio come accade per le infrastrutture grigie che si degradano se non vengono monitorate e adeguatamente mantenute, anche le infrastrutture verdi e blu, e i vantaggi che offrono, possono ridursi o annullarsi se esse non sono gestite correttamente. Ad esempio, la selezione impropria degli alberi può comportare una maggiore esposizione agli allergeni, oppure a conflitti con le infrastrutture o, in alcune specie strutturalmente più fragili, alla caduta di alberi con danni alle cose o, peggio ancora, alle persone.
Altre complessità derivano dalla comprensione degli aspetti sociali e dalla consapevolezza dei valori e delle preferenze delle comunità multiculturali che compongono le città di oggi.
Gestire gli ecosistemi urbani non è, comunque, semplice. Scriverne è facile, meno lo è mettere in atto i principi teorici, perché questo richiede comprensione sia dell'ecologia di questi ecosistemi, cioè in che modo gli organismi viventi si relazionano e interagiscono tra loro e con il loro ambiente, sia della socio-ecologia delle città, cioè come gli uomini, il costruito, le infrastrutture verdi e blu, gli ecosistemi e i sistemi socio-economici interagiscono fra di loro nelle aree urbane. In altre parole, il processo decisionale deve attingere e integrare efficacemente l'ecologia urbana, la sociologia e le conoscenze della pianificazione e della gestione delle infrastrutture verdi.
Per spostarsi verso città italiane/europee più sostenibili, i nostri governi municipali devono adottare un approccio collaborativo, in cui la conversazione e la cooperazione tra urbanisti, manager, arboricoltori, architetti del paesaggio ed ecologi deve essere la norma invece che l'eccezione.
La domanda però è: come farlo al meglio?
Fortunatamente, possiamo guardare a una serie di casi di studio internazionali come esempi di iniziative di ecologia urbana che trascendono con successo i confini disciplinari e superano alcune delle sfide di cui sopra per connettere ecologi, arboricoltori e selvicoltori, paesaggisti e pianificatori a beneficio delle città e dei loro residenti. Questi esempi dimostrano i vantaggi di costruire partenariati tra ricercatori e professionisti, collegare le conoscenze ecologiche alle persone e parlare la lingua dei governi urbani, unendosi allo scopo di raggiungere gli obiettivi, ma senza fare commercio dei princípi e senza fare "concessioni" teoriche che, spesso, impediscono il reale progresso.
Francesco Ferrini
Professore di Arboricoltura e Presidente della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze