Arte Sella, dove l’arte fa incontrare l’uomo con la natura

In una valle, molte installazioni artistiche capaci di valorizzare montagne, piante e boschi
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Il Trentino, si sa, è terra di grandi paesaggi e di una natura che spesso si fa arte: alberi e boschi monumentali, picchi e rocce modellate dal tempo che cambiano e prendono vita nel corso delle stagioni. L’intima fusione fra uomo e natura si ritrova anche in una piega della Valsugana, che da Trento porta a Bassano del Grappa e poi a Padova: Arte Sella, nell’omonima valle, è una rassegna di “arte contemporanea nella natura” che a partire dalla metà degli anni ’80 chiama gli artisti a operare e a confrontarsi direttamente con la natura.

L’avventura artistica. Prima all’interno di una struttura, Casa Strobele, poi all’esterno, lungo una strada forestale sul versante sud del monte Armentera di circa 3 chilometri, è nato il progetto di ArteNatura che dal 1996 vi ha inserito più di venti opere il cui scopo era confrontarsi “alla pari” con la natura, cioè accettando e rispettando le sue regole biologiche di nascita, trasformazione, degrado, morte. Il progetto artistico non vuole essere una semplice esposizione di opere d’arte, ma anche e soprattutto il concretizzarsi di un processo creativo: l’opera è seguita giorno per giorno nel suo crescere. Nel 2001 è stata realizzata la “Cattedrale Vegetale” da Giuliano Mauri, frutto di una lunga gestazione, costruita con più di tremila rami intrecciati nelle forme di una cattedrale a tre navate, con ottanta colonne alte 12 m e più di 1000 metri quadri di superficie. All'interno di ogni colonna è collocata una pianta di carpino, che nell'intenzione dell'artista, una volta cresciuta sta prendendo progressivamente il posto della struttura portante attuale, destinata a marcire e a scomparire. La Cattedrale è subito diventata l’icona della manifestazione grazie alle dimensioni monumentali ma soprattutto alla sua perfetta adesione allo spirito di tutta l’iniziativa: celebrare la sacralità della natura e mostrare il modesto ma insostituibile contributo dell’uomo.

Intorno a questa opera-manifesto di Mauri e alla Malga Costa, da una decina di anni la Fondazione, che ha fondato e che ora gestisce le varie iniziative, ha deciso di circoscrivere un’area dedicata in modo più intenso alla realizzazione ed esposizione di nuove opere, permettendo una fruizione e una manutenzione controllata delle quasi 30 opere attuali. Tale decisione, pur se comprensibile, ha in parte mutato l’approccio completamente libero degli inizi, e che invece il percorso ArteNatura continua a mantenere e trasmettere. L’esperienza di altri luoghi simili, come per esempio il Bosco Sacro di Bomarzo, ci dice peraltro che fruizione di massa e conservazione si trovano spesso in inconciliabile opposizione fra loro.

 Non solo scultura. Alla esposizione delle opere si affiancano con frequenza concerti, spettacoli teatrali e altri avvenimenti che hanno visto negli ultimi anni la partecipazione di numerosi artisti di primissimo piano, quali Marco Paolini, Moni Ovadia, Antonella Ruggiero, Mario Brunello (diventato direttore della programmazione musicale di Arte Sella), i Mercanti di Liquore e Gianmaria Testa. L’eccezionalità del luogo, di come riesca a incidere sulla nostra percezione della natura, e della Cattedrale Vegetale in particolare, è testimoniata anche dal fatto che alcuni artisti abbiano voluto coinvolgerla nelle loro opere, come per esempio i Marlene Kuntz ed Elisa in due loro album musicali.

 Le piante come simbolo. Come la Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri, molte opere di Arte Sella sono costruite con le piante, sia vive che morte, e ne voglio citare alcune di particolare impatto:

  • “Stato d’animo”, di Bob Verschueren, realizzato con sezioni di tronco di abete con rami laterali, tocca con grandissima sensibilità le nostre affinità sentimentali con il mondo vegetale.
  • “Villaggio Vegetale”, di Luc Schuiten, come anche “Galleria di salici”, del gruppo tedesco Sanfte Structuren, iniziati e in corso d’opera, sono composti da strutture lignee sulle quali si sta adattando la crescita di diverse specie arboree (carpini, betulle, sorbi il primo, salice il secondo), molte delle quali provenienti da vivai pistoiesi. Similmente alla Cattedrale Vegetale, in queste opere a maturità rimarrà la sola presenza delle piante, mentre le strutture portanti sono destinate a scomparire.
  • “Senza titolo 169”, realizzata da Aeneas Wilder in tozzetti di larice sovrapposti  “disegna” nell’aria uno spazio rarefatto di grandissima concretezza, ambiente da abitare e non da vedere, in cui l’elemento vegetale non è semplice materiale, ma vive di vita propria, fatta di odori e sonorità.

Ciò che colpisce sempre in questo confronto artistico con il mondo vegetale è la percezione di similitudini e differenze con cui si esprime l’alterità dell’uomo e, in ultima analisi, la sua alienazione dalla natura: nel mito questo sentimento è simboleggiato dalla continua metamorfosi, desiderata e nello stesso tempo temuta, di Dafne inseguita da Apollo, ninfa che per sfuggirgli accetta di essere tramutata in una pianta di alloro, cantata da poeti e da scultori, come Bernini e Canova e, oggi, anche nei boschi di Arte Sella. 

 

In copertina, la Cattedrale Vegetale da Wikimedia