A Torino è stata realizzata una palazzina innovativa per il collocamento degli alberi, inseriti sui terrazzi.Tanti i temi su cui pensare, dall'efficienza energetica, alla pianificazione urbanistica
Architettura moderna o provocazione? C'è un intero condominio che sta facendo parlare di sè. Si chiama 25verde ed è stato inaugurato nel 2012 a Torino. La struttura è situata al numero 25 di via Chiabrera, nel centro città. Si tratta di una palazzina è composta da 63 appartamenti di varie metrature, disposti su 5 piani.
Il progetto è stato realizzato dagli architetti Luciano Pia e Ubaldo Bossolono.
La sua particolarità, oltre che nell'eccentricità dell'architettura, risiede nella presenza di circa 200 alberi ad alto fusto, dei quali 150 posizionati su terrazzi. Le facciate sono coperte da una parete ventilata in scandole di larice, i terrazzi sono pavimentati con listelli di legno massello.
Internamente è presente una corte/giardino con 40 alberi ad alto fusto, oltre a arbusti e piante da fiore. Per gli impianti arbustivi e arborei della facciata sono state utilizzate delle strutture a tronco di cono rovesciato in acciaio cor-ten. Particolare attenzione è stata rivolta alla scelta varietale assicurando un'elevata varietà di portamento, di colore, di fogliame e di fioriture.
Le specie presenti nella corte interna sono Frassini, Liquidambar e Aceri che circondano il nucleo centrale rappresentato da un grande esemplare di Platanus x acerifolia. Al giardino si accede mediante camminamenti dominati dalla presenza di viburno e macchie di bulbose primaverili, caratteristica anche la scelta di creare boschetti di aceri giapponesi, che appaiono in autunno al massimo della loro bellezza.
Le specie utilizzate per l'impianto sui terrazzi vanno da specie più grandi come Liquidambar styraciflua e Carpinus betulus ad altre più basse policormiche come Cercidiphyllum japonicum e Lagerstroemia indica. Nelle fioriere più piccole sono state collocate specie arbustive in mix (Viburni, Osmantus, Oleandri). Alla base delle strutture in acciaio alberiformi sono stati messi a dimora dei rampicanti come Rosa banksiae e Lonicera japonica.
Le pareti verdi diminuiscono il rumore e forniscono una barriera alla diffusione nelle abitazioni delle polveri sottili derivate dal traffico urbano. Scegliendo poi specie decidue, i progettisti hanno anche ottimizzato la capacità di ombreggiamento delle in estate e la necessità di un maggior irraggiamento solare durante l'inverno. Molto funzionale è, inoltre, la presenza di un impianto di recupero delle acque piovane utilizzato per l'irrigazione del verde condominiale.
I presupposti sono corretti, le piante in prossimità delle superfici costruite forniscono effettivamente una lunga serie di benefici. I problemi sorgono, però, quando si vanno a utilizzare specie ad alto fusto. Le possibili interferenze del verde col costruito aumentano notevolmente aumentando la dimensione delle specie scelte, così come aumentano le possibilità di trovarsi, nel corso degli anni, a dover affrontare altre problematiche. Gli alberi necessitano di volumi di terreno sufficienti per potersi accrescere in maniera ottimale e non generare poi problemi di stabilità. Un conto è la coltivazione effettuata in contenitore o comunque in volumi limitati di suolo, altro discorso deve essere affrontato per la messa a dimora in prossimità di abitazioni o comunque in zone interessate dal traffico pedonale e automobilistico. Si pensi, per esempio, alle numerose alberature stradali presenti in Italia messe a dimora in condizioni di scarsa cubatura di terreno esplorabile: oltre alle condizioni critiche inerenti alla stabilità, la ridotta ossigenazione e i ristagni provocano squilibri nella fisiologia dei vegetali diminuendo la loro robustezza. Le piante diventano più sensibili all'attacco di patogeni che possono metterne a rischio le condizioni sanitarie aumentandone la pericolosità.
C'è una differenza importante, inoltre, tra l'impianto in pareti verdi di specie erbacee e arbustive e l'impianto di specie arboree: la manutenzione. È stato, giustamente, suggerito dai progettisti come metodo di cura del verde del'edificio, quello di una manutenzione condominiale programmata svolta da un'azienda specializzata. Questo genera un innalzamento dei costi e quindi porta il progetto un passo più lontano dagli obiettivi di sostenibilità economica che vengono richiesti alle opere di edilizia urbana. Ecco come, grazie alla realizzazione di strutture di questo tipo, il verde verticale potrebbe essere percepito come un lusso, quando esistono metodologie costruttive (ad esempio i pannelli composti da vasche modulari) che permettono l'impianto di specie arbustive ed erbacee di piccola taglia e a bassa manutenzione che, abbinate a un'adeguata scelta varietale, darebbero la possibilità di godere dei vantaggi delle pareti verdi anche a chi non può permettersi una costante manutenzione specializzata.
Il condominio, quindi, può assumere il valore di provocazione ben progettata e lancia alcuni quesiti che meritano attenzione a chi ha il compito di pianificare l'aspetto urbanistico delle città. Presentare questo lavoro come innovativo dal punto di vista di nuovi metodi di introduzione delle piante in città appare eccessivo. Senza nulla togliere al valore estetico dell'opera e al linguaggio molto interessante utilizzato, resta il fatto che le piante in città debbano essere introdotte in misura sempre maggiore, se non altro come forma di contrasto all'inquinamento, ma posizionarle su dei terrazzi a qualche decina di metri d'altezza non appare come la più percorribile delle strade disponibili.