Il fiume deve essere considerato come una successione di ecosistemi che sfumano l'uno nell'altro. Serve una visione dinamica per capirne lo sviluppo
I fiumi sono elementi fondamentali nella storia dell'uomo. Simbolo della vita e della forza della natura, hanno necessariamente accompagnato l'evoluzione della civiltà. In antichità le città sorgevano nelle vicinanze dei fiumi e traevano da essi una delle risorse necessarie alla vita: l'acqua.
Le popolazioni antiche riconoscevano e rispettavano il valore dei fiumi, oggi possiamo dire di fare altrettanto?
La rinaturalizzazione. Il punto di partenza obbligato per un cambio di rotta è lo studio della complessità ecosistemica e funzionale dei corsi d'acqua. Il fiume deve essere considerato come una successione di ecosistemi che sfumano l'uno nell'altro andando da monte a valle, che si intersecano con l'ambiente terrestre di sponda e con la piana alluvionale circostante. Questa pluridimensionalità formalizza l'idea di river continuum concept suggerendo una visione dinamica che deve porsi come fondamento di tutti i progetti di riqualificazione.
Nel caso di tratti fluviali in ambiente urbano occorre considerare un'altra significativa caratteristica: quella di fruizione da parte dell'uomo per tutte quelle attività non produttive, come quella paesaggistica e ricreativa.
L'azione di sfruttamento per fini economici operata dall'uomo ha portato a una consistente riduzione della grandezza dei letti fluviali e a una forte deviazione degli stessi in opere di contenimento; questo ha generato un aumento delle velocità medie di deflusso alterando irrimediabilmente l'ambiente fluviale e di riva.
Attualmente si osserva una certa inversione di tendenza per quanto riguarda la gestione e la progettazione dei fiumi in ambiente cittadino, grazie anche a parte dell'opinione pubblica che rivolge un interesse crescente verso le problematiche ambientali.
L'unione di conoscenze botaniche, agronomiche e architettoniche ha portato alla nascita di una nuova disciplina chiamata ecological restoration, in italiano rinaturalizzazione.
Questo approccio è volto, in linea di massima, a instaurare nuovamente le condizioni naturali presenti prima degli interventi di disturbo.
Sviluppare in senso naturale i corsi d'acqua urbani risulta molto complesso a causa delle numerose limitazioni presenti, come la forte presenza di insediamenti industriali e abitativi a ridosso dei corsi fluviali.
Si evidenzia, quindi, la necessità di trovare un compromesso.
Scelta varietale. La riqualificazione dei bordi d'acqua sta diventando di crescente interesse nell'ambito della progettazione paesaggistica. L'utilizzo di specie di facile propagazione e adattamento è l'elemento essenziale dal quale non si può prescindere quando si progettano parchi fluviali. Oltre a questo, quando si effettua la scelta delle specie da inserire nel progetto, si deve effettuare uno studio della loro fitosociologia, della valenza ecologica e dell'attitudine biotecnica.
Tratti importanti non solo in funzione di riedificazione paesaggistica sono la capacità di consolidamento del terreno, la capacità di resistenza alle sollecitazioni meccaniche e la presenza di una certa capacità dell'apparato radicale di resistere a tensioni e strappi.
Nel mondo. Il verde fluviale può e deve rappresentare una risorsa per il futuro. Restituire dignità ai corsi d'acqua che attraversano le nostre città significa migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Osservando vari progetti in diverse parti del mondo si nota una differenza generale tra Stati Uniti e Europa: nel vecchio continente le Amministrazioni Pubbliche preferiscono affidarsi a bandi di affidamento per la progettazione e realizzazione delle infrastrutture verdi, negli USA è direttamente la municipalità attraverso percorsi di sensibilizzazione e informazione a chiedere la collaborazione dei cittadini per la riqualificazione delle aree verdi.
L'Italia rappresenta un caso a parte nel panorama europeo vista la scarsità di opere e la ridotta dimensione di quelle realizzate.
Una ulteriore fonte di preoccupazione è il grave stato di inquinamento nel quale versa una buona parte del nostro patrimonio fluviale e la mancanza di rispetto nei suoi confronti: dal 2003 al 2006 il Corpo Forestale dello Stato ha registrato 6333 illeciti penali e amministrativi commessi lungo i fiumi.
Un'osservazione molto interessante raccolta dal CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) che riguarda lo stato dei fiumi in Italia connesso al rischio idrogeologico è che l'aumento della pericolosità delle esondazioni e quindi del rischio di dissesti durante le alluvioni non deriva da una scarsità di opere di contenimento artificiali, bensì da una eccessiva presenza di costruzioni nei pressi delle sponde e da un utilizzo sconsiderato delle acque.
Da segnalare il caso della città di Firenze, colpita nel 1966 da una tremenda alluvione con il conseguente straripamento del fiume, che portò alla morte di 35 persone e a un danno del patrimonio artistico e architettonico inestimabile. Nonostante alcuni importanti interventi come l'ultimazione dell'invaso del Bilancino e l'abbassamento delle fondazioni del Ponte Vecchio e del Ponte Santa Trinita, il rischio idrogeologico nell'area urbana è aumentato da quel fatidico 1966, a causa della costruzione selvaggia negli anni '70 in zone a elevata pericolosità idraulica. Altri fattori che generano un aumento del rischio sono l’aumento del traffico automobilistico che adesso circolano in città e l'aumento del numero di parcheggi situati lungo le sponde del fiume.
Fiumi più verdi e gestiti meglio porterebbero anche risultati economici, visto che un ambiente urbano di elevata qualità genera aumento del prezzo degli immobili e incremento del turismo.
Migliorare la qualità della vita in città salvaguardando l'ecosistema e, al contempo, creando opere di alto valore paesaggistico e culturale, è possibile.