I rain gardens come soluzione sostenibile per la gestione del deflusso delle acque meteoriche in città. Una proposta progettuale per la città di Pisa
Il rapido sviluppo dei centri urbani e la conseguente impermeabilizzazione dei suoli hanno portato a cambiamenti significativi per quanto riguarda il volume, l’intensità e la qualità delle acque meteoriche di deflusso nelle città. L’acqua di deflusso delle superfici impermeabili non ha la possibilità di infiltrarsi nel suolo e diventa, quindi, causa di allagamenti a seguito di, sempre più frequenti, eventi atmosferici di elevata intensità dovuti al cambiamento climatico in atto che rende i centri urbani ancora più vulnerabili.
Il crescente interesse per queste tematiche ha portato molti Paesi a sviluppare strategie sostenibili che, non solo risolvono la problematica di gestione delle acque meteoriche in città, imitando il naturale ciclo dell’acqua, ma sono in grado di offrire altri benefici per rendere le città più sicure, sostenibili e resilienti.
Le infrastrutture verdi. Le pratiche per la gestione e il controllo sostenibile delle acque piovane, note come infrastrutture verdi, apportano numerosi servizi ecosistemici quali la raccolta dei deflussi superficiali provenienti da superfici impermeabili, favorendone l’infiltrazione nel terreno e l’evaporazione e riducendo così i fenomeni di allagamento; la riduzione dei volumi di deflusso delle acque piovane nelle reti fognarie; la riduzione di fenomeni di erosione del terreno e la ricarica delle falde acquifere. Inoltre, migliorano la qualità dell’acqua, riducendo la concentrazione di inquinanti al suo interno grazie alla filtrazione operata dalle piante presenti; mitigano l’effetto dell’isola di calore; prevengono la frammentazione degli habitat delle specie e favoriscono l’incremento di biodiversità animale e vegetale. I vantaggi apportati sono anche socio-economici.
Questi metodi imitano il naturale ciclo dell’acqua controllando le acque di deflusso a piccola scala, trattando le acque piovane alla fonte, attraverso la progettazione di piccoli nuclei diffusi capillarmente nel centro urbano che, insieme, consentono la sostenibilità idrologica a scala più ampia.
Le infrastrutture verdi possono essere classificate in base alla loro funzione. Troviamo infatti quelle di solo stoccaggio, che prevedono l’accumulo delle acque piovane nel terreno o la raccolta in serbatoi di accumulo (green roof, blue roof, garden roof, rain barrel) e quelle con funzione di stoccaggio e infiltrazione nel terreno (rain gardens, bio swales, pavimentazioni permeabili, tree box filter, filter strips, wetlands ecc…).
I rain garden. Tra queste tecniche per la gestione dei deflussi delle acque piovane, quella del rain garden risulta particolarmente interessante. Si tratta di bacini di infiltrazione costituiti da aree depresse non più di 50 cm, generalmente a fondo piatto, che sfruttano la pendenza (pendenza massima 10%) per raccogliere, infiltrare ed evapotraspirare le acque di deflusso provenienti da piccole superfici impermeabili adiacenti, quali tetti, marciapiedi, piste ciclabili, parcheggi, strade. In caso di piogge intense, sono soggetti ad allagamento temporaneo che viene lentamente infiltrato nel terreno e in parte assorbito dalle piante presenti (l’acqua deve essere allontanata in un tempo massimo di 48 ore per non causare asfissia agli apparati radicali delle piante). La superficie del rain garden deve coprire almeno il 10% della superficie impermeabile da drenare.
La capacità del suolo di drenare l’acqua è un parametro molto importante da considerare affinché il sistema risulti efficiente. La stratigrafia ottimale è costituita da uno strato più profondo in ghiaia o pietrisco, uno strato intermedio a granulometria più fine e uno strato superficiale costituito da una miscela di 50-60% sabbia, 20-30% compost, 20-30% terriccio.
Un altro elemento progettuale molto importante riguarda la scelta delle piante da mettere a dimora. Il rain garden si può schematicamente suddividere in tre zone: una zona umida al centro dove vengono collocate piante igrofile, una zona moderata al centro per piante mesofile e una zona di bordo asciutta dove collocare piante xerofile. In ogni caso tutte le piante devono essere in grado di tollerare periodi di temporanea siccità nei periodi in cui le piogge sono scarse.
Nel caso in cui l’acqua di deflusso venga recuperata con sistemi di drenaggio posti sul fondo, questa può essere riutilizzata per l’irrigazione delle piante in periodi di siccità prolungata.
La proposta progettuale. L’ambito di sperimentazione della tesi si colloca nel quartiere Cisanello-Pisanova, uno dei più recenti quartieri della città di Pisa. Nello specifico, si tratta di un’area verde lungo un tratto di pista ciclabile scelta in quanto presenta varie criticità. Primi su tutti i problemi di allagamento della pista ciclabile, in quanto questa presenta un avvallamento in cui l’acqua tende a ristagnare dopo piogge improvvise di elevata intensità, causando disagi ai fruitori della pista stessa e del complesso ospedaliero adiacente. L’area si trova inoltre in una zona ad alto grado di urbanizzazione costituita da edifici di scarso pregio, parcheggi e strade e scarsa vegetazione. Inoltre è stata presa in considerazione la fruibilità dell’area, ad oggi inaccessibile, e la sicurezza dei fruitori.
Per ovviare alla problematica di gestione delle acque meteoriche di deflusso della pista ciclabile, è stata scelta una soluzione sostenibile che apporta una serie di benefici anche sul piano ecologico e sociale: quella del rain garden. Questa tecnica garantisce la raccolta e l’infiltrazione del runoff che si accumula sulla pista ciclabile dopo fenomeni atmosferici di elevata intensità, anche coadiuvata da altre infrastrutture verdi, quali pavimentazioni permeabili, in calcestruzzo drenante, per il percorso pedonale all’interno dell’area e per le aree con sedute, e un tetto verde posto sopra un piccolo manufatto coperto per il servizio ristoro del chiosco ambulante, attualmente presente nell’area.
Per garantirne la sicurezza, l’area è stata chiusa sul lato della strada da una siepe di Photinia x fraseri , interrotta da due varchi che costituiscono i due nuovi accessi esterni all’area. L’ombreggiamento della pista ciclabile sarà invece garantito da un viale alberato di Prunus cerasifera var. ‘Pissardii’.
La componente vegetale del rain garden. La scelta della vegetazione è stata effettuata secondo diversi criteri. Il primo criterio di scelta riguarda la tipologia di terreno ottimale per la crescita delle varie specie, considerando le tre zone in cui può essere diviso il rain garden in base al grado di umidità del terreno. Tuttavia, tutte le specie devono essere in grado di sopportare condizioni di temporanea siccità. Per quanto riguarda l’epoca di fioritura l’obiettivo è stato quello di garantire una fioritura che coprisse buona parte dei mesi dell’anno. Tutte le piante scelte sono erbacee o semi-legnose e prediligono un’esposizione di sole o mezz’ombra. Si è prestato attenzione alla scala cromatica delle fioriture per una composizione armonica e sono state incluse anche specie già studiate in contesti con rain gardens.
Tutti questi parametri sono stati conciliati con l’esigenza di avere nel rain gardens piante in prevalenza autoctone, al fine di ricreare habitat che siano il più possibile naturali.
Le specie scelte per la zona asciutta sono: Lavandula stoechas, Panicum virgatum, Euryops pectinatus, Helichrysum italicum. Per la zona moderata: Rudbeckia fulgida, Gaura lindheimeri, Aster novae-angliae, Narcissus pseudonarcissus. Per la zona umida: Hemerocallis hybrida, Lythrum salicaria, Primula vulgaris e Liatris spicata.
Un cambiamento possibile. Come abbiamo visto le infrastrutture verdi costituiscono un’ottima soluzione sostenibile per la problematica della gestione delle acque meteoriche nei centri urbani, ma rivestono anche un’importanza ecologica e socio-economica. La proposta progettuale costituisce un modello che può essere applicato anche in altri contesti della città; se applicato a scala più ampia può, infatti, costituire la creazione di un sistema sostenibile per la gestione delle acque meteoriche di deflusso che soddisfi le esigenze di tutto il centro urbano. Queste tecniche, purtroppo, ancora non trovano larga diffusione nel nostro Paese. Dovremmo cercare di prendere come esempio quelle città che hanno basato i loro strumenti di pianificazione urbana sul concetto di resilienza, elemento chiave per le città del futuro.
Verso città resilienti: un cambiamento possibile.
Testo rielaborato dalla tesi magistrale “Verso città resilienti: un cambiamento possibile. Proposta progettuale di un sistema di rain gardens lungo un tratto di pista ciclabile a Pisa-Cisanello” di Chiara Tamburini, Università di Pisa.
La tesi è la vincitrice dell'edizione 2019 del Premio Stefano Capitanio istituito da ANVE - Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori
Per approfondire segnaliamo una
ricerca sul drenaggio delle acque in città.