Indice di stivaggio, fitostand, strategia di posizionamento, consumi, temperature e sostanze volatili, sensori, pellicole e antitraspiranti. Il mondo della logistica nel vivaismo ornamentale è un puzzle di competenze scientifiche, tecniche e organizzative, risorse materiali e immateriali: tante tessere che si devono incastrare.
Farne sintesi è indispensabile per supportare nelle decisioni le aziende che producono piante e che operano lungo la filiera, per far loro intuire gli scenari futuri e le opportunità offerte dalla ricerca; strade promettenti e da evitare.
Questo si proponeva e ha fatto il gruppo di lavoro operativo IN.TRA.VIVA., che ha presentato ‘a convegno’ i risultati alla fine di un percorso di collaborazione durato 4 anni, e che ha vissuto appieno i tre eventi che hanno messo ‘sottostress’ il mondo della logistica globale: pandemia, aumento dei costi delle materie prime, guerra in Ucraina.
“Un susseguirsi di situazioni che hanno dimostrato ancor più la strategicità del progetto
In.tra.viva ‘per aggiungere valore alle piante’ –spiega Coldiretti Pistoia- che ha messo insieme aziende ed enti di ricerca, con capofila la rete di Coldiretti Pistoia (Impresa Verde), cofinanziato nell’ambito del Psr della Toscana. Abbiamo creato una connessione tra imprese e tanti enti di ricerca, un gruppo di lavoro che continuerà”. 4 le aziende vivaistiche che hanno collaborato a vario grado al progetto: Giorgio Tesi Group, Romiti Vivai di Pietro e Figli, Floriamiata srl, Società Agricola G & G Baldetti S.S.. Parte del gruppo anche Caict, il Centro Assistenza Imprese Coldiretti Toscana, che ha curato gli incontri formativi.
Al dunque. La ricerca si è mossa su 5 filoni di indagine contigui.
Diagnostica dello stato di salute delle piante durante i trasporti, misurazione e studio dei sensori più opportuni, in relazione ai costi e all’efficacia.
Immaginiamo un container che viaggia per mesi in Europa e nel Vicino Oriente, con dentro stipate piante di acero o cipresso, che dopo 2/3 mesi di trasporto dovranno essere messe a dimora e che dovranno essere ed apparire sane e belle. Su questa simulazione hanno ‘indagato’ in parallelo il Dipartimento per l’Innovazione dei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali dell’Università della Tuscia e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Risultati: è minimo costo dei sensori che rilevano umidità, temperature e altre elementi utili a comprendere lo stato di salute delle piante durante i trasporti in container refrigerati.
La poca luce non crea eccessivo stress alle piante testate (più volte): acero, viburno, ligustro, cipresso, che nelle condizioni sperimentali hanno vegetato proficuamente. Piante che resistono bene anche all’assenza d’acqua. Anzi! È l’eccesso di umidità a creare condizioni propizie al proliferare di marciumi e muffe.
A cura del PackLAB, laboratorio di Food Packaging dell’Università degli Studi di Milano è stato sperimentato un nuovo packaging biodegradabile. La pellicola testata per ricoprire le singole piante, basata su Acido Polilattico (PLA), è risultato alla prova ‘container’ troppo delicata, e a fine esperimento in molti casi si era già degradata. In combinazione con la pellicola (e non), per migliorare la tenuta delle piante in viaggio, sono stati sperimentati, a cura del Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo di Pescia (Crea OFF), nuovi prodotti antitraspiranti biodegradabili nel trasporto a lunga distanza delle piante ornamentali. È stato verificato che l’uso di antitraspiranti non apporta significativi utilità alle piante, che in generale si sono mostrate resilienti alle condizioni di trasporto.
Un’altra tessera del puzzle è stato lo studio di sistemi di carico, con il Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno dell’Università di Pisa che ha messo a punto il ‘Fito-Stand’ un sistema per caricare piante ornamentali sui mezzi di trasporti. Una innovazione degli attuali ‘carrelli’ che permette una maggiore efficienza e sicurezza nei piazzali di carico e a destinazione.
Il potenziale vantaggio economico/produttivo delle innovazioni, infine, è stato monitorato da Coldiretti-Impresa Verde Pistoia, tramite il lavoro della Professoressa Silvia Scaramuzzi, docente Economia ed estimo rurale, all’Università di Firenze, che ha evidenziato i fattori critici, delle innovazioni in termini di costi e benefici.
Lo studio, inoltre, ha evidenziato lo scenario competitivo verso cui si tende con una tripartizione dei canali di vendita, tra operatori specializzati nella distribuzione di piante (garden), distribuzione non specializzata (centri commerciali), e online. Con una quota di circa il 30% per ogni canale. La crescita della vendita di piante tramite internet, va da sé, l’esigenza di innovazione della filiera a valle, che è quello che ha fatto Intraviva: ricercato soluzioni per ‘aumentare valore alle piante’, anche in questo contesto competitivo che muta rapidamente. Ma le prospettive di sviluppo a livello globale sono grandi: nel mondo le stime di Data Bridge descrivono una crescita del mercato di fiori e piante ornamentali che partendo dai 27 milioni di dollari del 2021 arriverebbe agli oltre 45 del 2028, con cambiamenti climatici ed esigenza di ridurre l’inquinamento che spingono l’aumento della domanda.
Intanto, però, la guerra in Ucraina ha prodotto conseguenze per l’export di piante ornamentali da Pistoia, con un calo del 20% nel secondo trimestre (elaborazione Coldiretti su dati Istat). Dopo una crescita imperiosa nell’immediato post pandemia, che ha portato al record dell’export dal polo ornamentale pistoiese, 377 milioni di euro nel 2021. Purtroppo la guerra scatenata dalla Russia, con tutto il conseguente rallentamento dei mercati, ha fatto calare le vendite da aprile a giugno 2022 a 88 milioni di euro, con il crollo delle esportazioni nei mercati dei Paesi Ex Sovietici.
Una motivazione in più, spiega Coldiretti Pistoia, per migliorare e innovare.